venerdì 30 ottobre 2009

ATTRAVERSO - GIOVANNI TERMINI - FUORIZONA ARTECONTEMPORANEA, MACERATA


dal 31 ottobre 2009 al 3 gennaio 2010
inaugurazione 31 ottobre ore 18:00
fuorizona artecontemporanea
via Padre Matteo Ricci, 76 - 62100 Macerata
www.fuorizona.org
fuorizona_ac@yahoo.it
tel: 0733230818 - 3339535026
artista: Giovanni Termini
curatore: Alberto Zanchetta
orario: dal martedi al sabato 16-20


Fuorizona artecontemporanea presenta la personale di Giovanni Termini. Una struttura occupa quasi tutto lo spazio a disposizione. Tubi zincati si incastrano a formare una specie di pedana. Il desiderio di cambiare il proprio punto di osservazione, di salire e passare, viene reso impossibile dalla presenza di tre casse, due di legno e una di vetro. Alla parete una forma, ottenuta usando materiale plastico adesivo. L’artista invita, costruisce, delimita, ma allo stesso tempo impedisce, destruttura, apre. Un fare sottile, ironico, che afferma negando. Viene creato un luogo in cui la relazione reciproca tra lo spazio e i corpi muta costantemente. Si resta in attesa.

Giovanni Termini (Assoro, EN, 1972) si è diplomato presso l’Accademia di Belle Arti di Roma.
Tra le mostre collettive: Segnare/Disegnare (Roma, 2009), XV Quadriennale di Roma (Roma, 2008), 1 Premio Internazionale Giovani Scultori (Milano, 2006); V Premio Internazionale Regione Piemonte (Torino, 2005); Marche Campo Giovani (Fano, Pu, 2005); Materika (Gorizia e Nova Gorica, 2005); Premio Suzzara (Suzzara, MN, 2004); Premio Salvi (Sassoferrato, AN, 2002); Open Air Sculptures (Passo del Furlo, PU, 2001), Il Senso e la Misura (Pesaro, 2001).
Tra le mostre personali: Attraverso (Macerata, 2009); Zero (Bologna, 2008); Dove tutto è niente (Pietrarubbia, Pu, 2007); Tre di Tre (Serra dei Conti, AN, 2006); W lo S.P.A.C. (Frontino, PU, 2004). Vive e lavora a Pesaro.

lunedì 26 ottobre 2009

La "Gru" vola su Siviglia









Breve nota biografica dei collaboratori:


ALBERTO GIULIANI: fotografo, fotoreporter.
Con le sue immagini ha raccontato i grandi eventi del nostro tempo. Dalla diaspora del popolo Tibetano alla guerra in Afghanistan, dalla crisi economica in Argentina alle sterilizzazioni forzate in Perù. Già premi: Canon e Agfa. Nel 2003 assieme al musicista Cesare Picco e all’attore Gioele Dix porta in scena uno spettacolo teatrale dal titolo Viaggio a Samarcanda, che debutta al Teatro Piccolo - Milano. Nel dicembre 2008 pubblica insieme a Filippo Romano, per Amnesty International, il libro Cina Tibet nella collana “un fotografo per i diritti umani”. Nel 2008 Nextonothing diventa anch’esso uno spettacolo teatrale che debutta al Festival di Ravello. Dal gennaio del 2007 Giuliani concentra i suoi lavori su tematiche legate alle mafie del nostro paese, raccolti in un progetto chiamato Married to the Mob.
ROBERTO SAVIANO ha scelto le sue foto per parlare, appunto di Mafia.

MARIO MARIANI: pianista, compositore.
Compositore per cinema, teatro, televisione. Ha già lavorato con Riz Ortolani, Azio Corghi e Luis Bacalov. Dal 1999 al 2001 e nel 2005 ha composto la sigla d’apertura per la “Mostra del cinema” di Venezia. Nel 2009 ha composto la sigla d’apertura per la “Mostra del cinema” di Pesaro. Ha composto le musiche di scena per Il Borghese Gentiluomo di Molière, regia di G.Solari con Giorgio Panariello prod. Stabile delle Marche, per Crimini Esemplari di Max Aub. Nel 2004 ha scritto le musiche del lungometraggi “Tu devi essere il lupo” di Vittorio Moroni. Nel 2007 ha composto le musiche per il film “Sotto il mio giardino” del regista Andrea Lodovichetti, vincitore del concorso “Babelgum Online Film Festival”, evento collaterale del Festival di Cannes di quell'anno, presieduto da Spike Lee. Nel 2009 ha scritto le musiche per il film documentario: “Eva e Adamo” di Vittorio Moroni.

PAOLO FRATERNALI: pittore, incisore.
E’ docente di Tecniche dell'Incisione-Grafica d’Arte presso l'Accademia di Belle Arti di Venezia. Ha insegnato Tecniche dell’Incisione all’Istituto Statale d’Arte di Urbino e nelle Accademia di Belle Arti di Urbino, Macerata, Palermo, Catanzaro, Sassari, Lecce. Tra le sue personali ricordiamo: 1993 Gallerie Girshner in Worpwede (D). 1997 Gallerie Bongardz Showroom und Gallerie Hannover (D). nel 2009 ha esposto nella Galleria il Paradiso, Giardini della Biennale, Venezia.

CLAUDIO TACCHI
: regista, sceneggiatore.
Si specializza a Milano presso la UBIK visual effects nell'arte degli effetti speciali digitali, nel compositing e della postproduzione. Da anni realizza videoclip musicali (X-mary, Altro, Camillas, Damien*), cortometraggi (L'Estate Fredda, Colpo Gobbo, Un borgo sostenibile), animazioni (Cane nero, XYZ), e spot pubblicitari. Attualmente lavora come regista, sceneggiatore, direttore della fotografia, direttore artistico, artista del composting presso la NEO

MARCO LIVI: web designer, arti grafiche.
Dal 2003 al 2007 è stato vice presidente Associazione Culturale Shape, una associazione nata a Bologna che si occupa di organizzazione eventi, promozione culturale di festival e dj-set. Ha partecipato alla realizzazione del Festival Robot di Bologna, nella sua prima edizione, come direttore artistico per la Visual Art.

LUCA CLEMENTI: docente, traduttore.
Nel 2003 si trasferisce a Siviglia dove vive per diversi anni: qui si specializza nella didattica della Lingua spagnola presso l'Università di Siviglia (2007) approfondendo alcuni aspetti di Linguistica e glottologia. Ha collaborato come traduttore per El Chilango Andaluz, rivista on-line di poesia.. Lavora come docente di Lingua Spagnola presso L'istituto "G.Leopardi" di Pesaro.

Javier Villasenor: poeta, traduttore di Città del Messico.
Ha già collaborato come organizzatore e traduttore per El Chilango Andaluz. Nel 2001 ha diretto il cortometraggio Trazando el Cielo (Celestino Producciones, 2001), selezionato per partecipare al Festival internazionale del Cinema Expresión en Corto (Guanajuato, 2001). Vive a Chicago dove lavora nell'Istituto di cultura del Consolato generale del Messico.

sabato 24 ottobre 2009

IN HOC TEMPORE - FRANCESCO INSIGNA - GALLERIA MARCONI, CUPRA MARITTIMA



dal 25 ottobre al 22 novembre 2009

inaugurazione 25 ottobre ore 18.00
Galleria Marconi
corso Vittorio Emanuele 70, Cupra Marittima (AP)
www.siscom.it/marconi
galleriamarconi@vodafone.it
ingresso libero
artista: Francesco Insigna
cura e testo critico: Renato Bianchini


Alla Galleria Marconi di Cupra Marittima proseguono gli appuntamenti della rassegna “Non lo so e non lo voglio sapere”. Dopo il successo dell’esposizione di Giuseppe Restano domenica 25 ottobre alle 18.00 si inaugura In hoc tempore, personale di Francesco Insinga. La mostra, organizzata in collaborazione con la Galleria White Project di Pescara, è curata da Renato Bianchini autore anche del testo critico.

“Il tempo dell’arte ha un’estensione tutt’altro che immobile, i suoi confini sono invisibili, solo l’artista può riconoscerli perché il suo agire è imprevedibile. Il suo presente appare sempre incompiuto perché non è garante di alcuna certezza. Il suo andamento tende in continuazione ad arretrare per poi riavvicinarsi, anzi, attratto dal suo stesso sguardo, compie un movimento all’indietro come per voler meglio comprendere il significato dell’interpretazione. Improvvisamente, avviene che l’opera appare come una meraviglia in divenire e, l’evento all’indietro si trasforma in presenza inquietante, che per essere visualizzata richiede una prospettiva illusionistica.” (Renato Bianchini)

Non lo so e non lo voglio sapere non è solo una risposta, è anche una provocazione, un atteggiamento e in fondo una forma di agnosticismo, che nel caso dell’arte potremmo definire culturale. È un modo per affrontare i grandi quesiti dell’umanità: da dove veniamo? Dove andiamo? Perché il dolore? Perché le patate al forno sono sempre troppo poche? Una risposta spesso comoda, a volte sconvolgente, che esprime una volontà di ignoranza che è molto lontana dall’affermazione socratica che il vero saggio è colui che sa di non sapere. Non c’è nessuna tensione alla conoscenza, nessuna curiosità, solo distacco e indifferenza. Spesso davanti a una proposta di tipo artistico questa frase arriva e fa un po’ male. Chi la adotta può sembrare un po’ fuori dal tempo, ma in verità spesso appartiene a una maggioranza, nemmeno troppo silenziosa. Sarebbe legittimo adesso rispondere alla domanda: perché intitolare in questa maniera una rassegna di mostre? La risposta in fondo è già nel titolo

The appointments of the programme “I don't know and I don't want to know” are going on at Marconi Gallery of Cupra Marittima. After the successful exposition of Giuseppe Restano, on Sunday 25th October at 6.oo p.m. there will be the opening of Francesco Insinga sole exhibition. The exposition, organized in cooperation with White Project Gallery of Pescara, is curated by Renato Bianchini, who is the author of the critical text as well.

“The time of art has a kind of expansion, which isn't absolutely unchangeable, its boundaries are invisible, only the artist can recognize them, because his operation is unpredictable. His present seems always unfinished because he doesn't give any certainity. His progress continuously tends to withdraw and then to get close again. Attracted by his own glance, he even moves back as if he wanted better understand the meaning of the interpretation. Suddenly, the work seems to be a growing wonder and the backward event turns into a worrying presence, which needs an illusionistic perspective in order to be viewed." (Renato Bianchini)

I don't know and I don't want to know isn't just an answer, it's also a provocation, an attitude and, after all, a kind of agnosticism, that about art we could say cultural. It is a way to face the great questions about mankind: where do we come from? Where do we go? Why sorrow? Why baked potatoes are never enough? An answer which is often convenient, sometimes upsetting. It expresses the will of ignorance, that is very far from the Socratic statement following which, the real wise man is the one who knows he doesn't know. There isn't any will for knowledge, no curiosity, only detachment and indifference. This sentence is often made in front of an art proposal and it hurts a little. The one who says it may seem a bit out of the time, but he really is often one of the not too much silent majority. It would now be legitimate to answer the question: why such a title for a program of expositions? The answer is already in the title, after all.

domenica 18 ottobre 2009

LA GRU AD INNSBRUCK

Programm Wintersemester 2009/2010
Programma semestre invernale 2009/2010

Università di Innsbruck
Italien-Zentrum

http://italienzentrum.uibk.ac.at






mercoledì 14 ottobre 2009

Workshop de "La Gru" ad Innsbruck



Datum: Freitag, 16. Oktober 2009
Uhrzeit: 14.00-17.00 Uhr
Ort: Seminarraum 50109/3 Universitaet Innsbruck - "GEWI-Turm", 1. Stock, Innsbruck
Veranstaltet von: Italien-Zentrum Universitaet Innsbruck
http://www.iicinnsbruck.esteri.it/IIC_Innsbruck/webform/SchedaEvento.aspx?id=311

Relatori:
Gianluca Pulsoni e Davide Nota

Programma:
Presentazione del progetto La Gru
Presentazione del panorama contemporaneo delle riviste e dell'editoria in Italia
Il metodo della polifonia: dalla letteratura agli studi politico-culturali
Laboratorio per gli studenti di scrittura giornalistica e organizzazione redazionale
La storia recente della poesia contemporanea in Italia
La ricerca sulla poesia ne La Gru

sabato 10 ottobre 2009

IL PAESE DELLA SERVITU’ VOLONTARIA

di Gianni D’Elia ("Il fatto quotidiano", 10 ottobre 2009)

Se l’ideologia è la distanza tra ciò che si è e ciò che si dice di essere, bisogna tornare all’analisi delle parole che dicono il loro contrario. Dopo la Casa delle Libertà, il Partito della Libertà, eccoci giunti al Popolo della Libertà. Facciamo l’antìfrasi. Il riassunto degli ultimi quindici anni merita ormai una definizione storico-linguistica, che attinga alla storia (francese) della cultura e della critica umanistica del dispotismo politico; si pensi all’opera di Étienne de La Boétie (1530-1563), intitolata Discorso della servitù volontaria, composta giovanissimo nel 1546 o nel 1548, e pubblicata postuma grazie al suo erede testamentario e amico Montaigne nel 1574, manifesto della libertà protestante. "La distanza tra ciò che gli uomini sono e ciò che dicono di essere" (Franco Fortini) deve far sostituire alla parola libertà il suo contrario; avremo così il rovescio della falsità, la verità storica e presente dell’Italia, dal plurale della Casa delle Servitù al singolare del Partito della Servitù, e, ancora più pregnante per il nostro riferimento, l’irresistibile Popolo della Servitù.
Il celebre libello di La Boétie, composto "in onore della libertà contro i tiranni", fu da allora ribattezzato prontamente "Il Contro Uno" e spesso riutilizzato nella storia francese come appello alla rivolta contro l’autorità costituita: diritto e dovere di difesa. E tuttavia, cosa oggi assai più interessante per noi, dopo la rovina della strategia e della tattica rivoluzionaria comunista, la resistenza alla miseria e all’oppressione non passa, secondo La Boétie, attraverso la violenza e il delitto, ma attraverso la coscienza e la sua diffusione, contro l’unico Maître, Signore e Padrone.
La servitù dei popoli è infatti volontaria, perché "non si può dubitare che noi siamo naturalmente liberi, dato che siamo tutti compagni, se non può cadere nell’intendimento di nessuno che la natura abbia messo qualcuno in servitù, avendoci tutti messi in compagnia.": pare il cuore della Ginestra leopardiana, il "vero amor", "gli uomini confederati", contro i deliri razzisti e sciovinisti delle fasulle identità padane dei leghisti nostrani.
Il "Discorso" è infatti una difesa della dignità umana, e dei suoi inalienabili diritti individuali e collettivi, civili, religiosi. La Boétie elenca tre tipi di tiranni, che derivano da tre tipi di fonti, azioni e funzioni: elezione (popolo), forza (violenza delle armi), successione (dinastia).
A questi tre tipi di tiranni corrispondono dunque tre tipi di servitù: elettiva, armata, dinastica.
La servitù elettiva è quella che ci riguarda, perché è quella volontaria della democrazia mediatica e parlamentare che viviamo. La servitù del popolo italiano è volontaria; sono i cittadini che "si tagliano da soli la gola" e che, accettandone il giogo, snaturano la natura umana e democratica: la maggioranza degli italiani. Gli italiani sfuggiranno dunque alla loro orribile soggezione, soltanto riconquistando la loro prima verità, la loro "natura franca". Da questo risorgimento ontologico, contro la restaurazione politica, dipende la grande peripezia della vita civile che, in una prospettiva di nuovo contrattualista e concreta, farà di ogni cittadino un uomo e non un suddito, il solo artefice del mondo politico, non più delegato né a Dio né ai suoi luogotenenti, "unti del Signore", Padrone e Servi, e masse manipolate.
Secondo La Boétie, più moderno di tutti i moderni, la risorsa e il segreto del dominio, il sostegno e il fondamento della tirannia, consistono in definitiva nel servaggio reciproco degli uni attraverso gli altri, anche se poi "sono sempre quattro o cinque che mantengono in piedi il tiranno, quattro o cinque che tengono tutto un paese in servitù". Andati da lui, o chiamati da lui, "è sempre accaduto che cinque o sei abbiano avuto l’orecchio del tiranno", e siano stati i suoi complici di potere e compagni di piacere, i procacciatori delle sue voluttà, i beneficiari comuni di tutti i saccheggi…
Il monopolismo italiano risulta illuminato, anche nella sua trasformazione, da economico a sociale e politico, se il messaggio di La Boétie arriva fino a Baudelaire, sdegnato di Napoleone III (al pari di Victor Hugo: "dopo il grande tiranno, il piccolo tiranno"). A noi il paragone tra il primo Napoleone e il terzo suggerisce quello tra il primo Cavaliere e il secondo.
"Contro la separazione dei fenomeni" (Pasolini), vediamo l’insieme.
Dopo Mussolini, Berlusconi è il caso italiano più esasperante. Ascoltiamo Baudelaire, da Il mio cuore messo a nudo [XXV, 44]: "Insomma, davanti alla storia e di fronte al popolo francese, la grande gloria di Napoleone III sarà stata quella di provare che il primo venuto può, impadronendosi del telegrafo e della Stampa nazionale, governare una grande nazione.
Imbecilli quelli che credono che simili cose si possano realizzare senza l’assenso popolare, così come quelli che credono che la gloria non si possa fondare che sulla virtù.
I dittatori sono i domestici del popolo, niente di più, un fottuto ruolo, del resto, se la gloria è il risultato dell’adattamento di uno spirito tale alla stupidità nazionale.".
Il primo venuto si è impadronito, da noi, non del telegrafo, ma della televisione e della Stampa nazionale, e quindi del governo. Anche noi non siamo imbecilli e sappiamo che l’accondiscendenza del popolo italiano è fondata sul voto e sul fascino del reato e del vizio che il piccolo tiranno italiano di oggi incarna, per tutti gli evasori e i puttanieri della nostra sterminata piccola borghesia arricchita e razzista: è la sua gloria, e la loro. L’adattamento alla stupidità nazionale dice che la questione italiana, purtroppo, è una questione di servitù volontaria degli italiani, più che della loro classe politica, di una buona metà. Sarebbe bello poter dire, a compenso, la famosa frase del film: "E’ la stampa, bellezza!". Purtroppo, anche la stampa dovrebbe scioperare contro la maggioranza di se stessa, perché finisca l’Italia della servitù volontaria che ci soffoca, se, secondo Pasolini, noi non sapremo mai, ma almeno diremo la verità: "Ora, quando si saprà , o, meglio, si dirà, tutta intera la verità del potere di questi anni, sarà chiara anche la follia dei commentatori politici italiani e delle élites colte italiane. E quindi la loro omertà." ("Il Mondo", 28 agosto 1975).
Questa è la lettera luterana che dovremmo impugnare, nel conflitto dirompente tra l’interesse al silenzio e l’interesse al dissenso della verità politica, contro la pratica politica di sempre.