Seguendo allora questa spinta si segnalano, dallo straordinario volume di lavoro della rivista Chorus, una costellazione, tre uscite trasversali, e tuttavia tangenti per molti aspetti al lavoro editoriale e culturale del progetto: Celia Misteriosa, in due variazioni e La convocazione.
Celia Misteriosa è un libro “segreto”, versi e incisi a firma di Federico Nicolao, diviso in due: una versione in lingua italiana, con i disegni di Laura Erber, scrittrice, film-maker e performer brasiliana (http://lauraerber.googlepages.com/lauraerber) e una versione in francese con i disegni dell’artista Koo Jeong-A; e in ogni caso disegni sempre stupendi nella loro stilizzata reverîe d’infanzia, tra pietrisco, meduse e figure proto-marine le immagini delle Erber e in un mix di delicatezza del tatto e studio micro-figurativo le immagini di Koo Jeong-A.
Ma veniamo allora al vento di parole.
Laddove il verso si fa senso, tutto il resto è nulla. Il mare aperto, la marea, una nuova acqua. Così allora si plasma nelle parole la “celia” del titolo: un invito a mantenere vivo l’alone del mistero, il non detto, la velatura continua sulla luce, sulla materia, sui corpi, sui colori, sugli odori. Tutto, come se si parlasse ad un interlocutore immaginario, un “tu” intimo, rigorosamente poetico ma tanto da essere un anacronismo per il tono che assume, rispetto all’oggi: tanto da far supporre che questo vuoto quotidiano sarà ricamo solo in un avvenire dove si saprà godere delle proprie mancanze.
La convocazione è invece un libro a più firme: Federico Ferrari, Tomas Maia e Federico Nicolao. Un testo in originale apparso nel numero 15 della rivista Les cahiers intempestifs, (dicembre 2002), pubblicata a Saint-Etienne, disponibile sul sito http://www.cahiers-intempestifs.com.
Come scrivono gli autori, questo testo nasce come una specie di eco a un articolo di Jean-Luc Nancy, inizialmente pubblicato dal quotidiano Libération dal titolo La voix qui a manqué: ma, come ancora sottolineano Ferrari, Maia e Nicolao, questo testo è solo una risposta provvisoria alla questione della “politica”: ‹‹permanendo la base di un progetto di libro che si concretizzerà nei prossimi anni››.
Ciò nonostante, è ora un libro: un atto, un augurio. O meglio, nietzschianamente, una volontà e una promessa. In uno stile e una scrittura squisitamente e classicamente, oramai, nella più piena tradizione della moderna stilistica filosofica, le voci che qui parlano si riuniscono nella medesima parola comune: convocazione. Convocazione come parola dell’avvenire della politica e della politica dell’avvenire.
Ma a loro la scena della pagina…
La “convocazione” è il nome risolutamente areligioso del politico. Poiché quel che nomina è il concatenarsi transitorio e transitivo della praxis politica: si convoca – ed è, per definizione stessa dell’atto di convocare, sempre in maniera imperativa – un’assemblea, un comitato, un consiglio, un gruppo per tal luogo e tale data. Ora il potere di quel che si convoca non deve sussistere al di là dello spazio-tempo che segnala il punto di convocazione. La democrazia è questo potere puntuale che si esercita e con lo stesso movimento si disfa. L’esercizio della democrazia è scandito dalla convocazione.
Per le informazioni sui libri in questione, e sul lavoro della rivista-laboratorio Chorus, una costellazione, ecco i due indirizzi web di riferimento: www.chorusday.com e info@nicolao.org
Gianluca Pulsoni