Rifondiamo (presto) il progetto europeo
[di Thomas Piketty, professore all'E.H.E.S.S. (Parigi) e all'Ecole d'économie de Paris]
Riassunto: «Oggi l'Europa è meno indebitata degli Stati Uniti, l'Inghilterra e il Giappone; eppure siamo noi che subiamo una crisi del debito pubblico»
Diciamolo subito: il calamitoso direttorio Merkel-Sarkozy è quasi giunto a far esplodere la costruzione europea. Sono ormai due anni che quei due ci annunciano tutti i mesi un summit dell'ultima speranza e delle soluzioni durevoli, immediatamente smentiti dai fatti poche settimane dopo. Il 27 ottobre siamo giunti perfino a domandare alla Cina e al Brasile di prestarci il denaro per aiutarci ad uscire dalla crisi dell'euro... Questa patetica richiesta di soccorso sarà forse ricordata come un colmo dell'incompetenza economica e dell'impotenza politica del quinquennio di Sarkozy.
La ragione è semplice: siamo la zona economica più ricca del mondo, non ha alcun senso chiedere gli aiuti dei paesi più poveri di noi! Il PIL dell'Unione europea supera i dodicimila miliardi di euro (novemila per la zona dell'euro), contro quattromila miliardi per la Cina e millecinquecento miliardi per il Brasile. Soprattutto, i risparmiatori dell'Unione europea possiedono un patrimonio totale di più di cinquantamila miliardi di euro (di cui più di venticinquemila sono delgi attivi finanziari). Cioè venti volte più delle riserve cinesi (2500 miliardi di euro) e cinque volte il totale dei deibiti pubblici europei (diecimila miliardi). Abbiamo assolutamente tutti i mezzi per risolvere da soli i nostri problemi di finanza pubblica, a patto che l'Europa smetta di comportarsi come un nano politico e un colabrodo fiscale.
C'è una cosa più grave ancora. Oggi, l'Europa è meno indebitata degli Stati Uniti, l'Inghilterra e il Giappone, eppure è lei che subisce una crisi del debito pubblico. La Francia si ritrova quindi a pagare un tasso d'interesse di quasi 4%, forse 5-6% o anche di più nei prossimi mesi, mentre i tre paesi citati ottengono giusto il 2%. Perché? Perché noi siamo i soli ad avere una banca centrale non sottoposta a un'autorità politica e a un governo economico. Sicché non può svolgere pienamente il suo ruolo di prestatore in ultima istanza, calmando i mercati. Con un debito inferiore a quello britannico, ci ritroveremo a dover pagare una massa d'interessi sul debito ben più alta... L'Europa dovrebbe attivarsi per proteggerci invece di renderci più vulnerabili e di aggravare i nostri problemi di budget!
Allora, che fare? E' urgente approntare un nuovo trattato che permetta ai paesi che lo desiderino (a cominciare da Francia e Germania) di mettere in comune i loro debiti pubblici e, come controparte, di sottoporre le loro decisioni sul budget a un'autorità politica federale forte e legittima. Che autorità politica e federale dovrebbe essere questa? E' il cuore del problema: è su questo che si deve aprire urgentemente un dibattito.
L'unica cosa certa è che si deve uscire dalla logica intergovernativa e dai piccoli accordi tra capi di Stato. Al contrario di quanto si ha tentato di farci credere all'epoca del dibattito sul defunto Trattato costituzionale europeo, il consiglio dei capi di Stato non costituirà mai la « Camera alta » dell'Europa. Delegare il potere budgetario ai giudici della Corte di giustizia europea sarebbe un'altra scelta senza senso. Dare il potere all'attuale Parlamento europeo è una soluzione interessante, giacché è l'unica istituzione europea realmente democratica), se non fosse per il fatto che i 750 deputati non hanno finora mai esercitato la minima responsabilità finanziaria e provengono dai 27 Stati membri dell'U.E., non solo dalla zona euro. Una soluzione sempre più spesso prospettata consisterebbe nel creare una nuova Camera che raggruppasse i deputati delle commissioni finanza e affari sociali del Parlamenti nazionali. Un tale « Senato europeo » avrebbe il comando dell'Agenzia europea del debito e fisserebbe ogni anno i montanti di prestito autorizzati. Tra i vantaggi, si tratterebbe di un'istanza più ridotta che non il Parlamento europeo, e riunirebbe le persone che poi dovrebbero assumersi le conseguenze politiche delle loro decisioni in ogni Paese coinvolto. Forse è la soluzione migliore.
Bisogna smettere di credere che sono i tedeschi che bloccano tutto. In realtà, la Germania sta capendo che anche lei è troppo piccola per imporre le regole al capitalismo mondializzato; è più avanti della Francia nella sua riflessione sull'indispensabile salto federale. I « Saggi » tedeschi (collegio di economisti che consigliano la Cancelleria, i quali non sono certo noti per tendenze rivoluzionarie) hanno proposto il 9 novembre di mutualizzare a livello europeo tutto il debito superiore al 60% del PIL, cioè anche quello tedesco, ovviamente. Ed è la CDU che ha adottato il 14 novembre il principio di un'elezione a suffragio universale del presidente della Commissione europea (sberleffo evidente al presidente francese). Nel negoziato in corso, tutto lascia credere che è Sarkozy a restare bloccato su una logica intergovernativa pura e dura, a rifiutare di cedere un grammo del suo potere. Non rimane che sperare che, di fronte alla gravità della situazione, si sbrighi a prendere le buone decisioni, finalmente.
[Traduzione di Luigi-Alberto Sanchi]
interventi davvero di grande livello: complimenti! dario
RispondiElimina