venerdì 27 novembre 2009

Comunicato stampa: La differenza tra calpestare l’oblio e calpestare la verità

La differenza tra calpestare l’oblio e calpestare la verità
Comunicato stampa
In questi giorni abbiamo assistito ad un piccolo miracolo, un feroce ed organizzato attacco da parte degli organi di informazione legati al potere politico (Il Giornale, Il Corriere della Sera, Libero, Il Foglio, La zanzara) contro un e-book di poesia, “Calpestare l’oblio”, liberamente scaricabile dal sito de “La Gru” (www.lagru.org), che consiste nell’unione di trenta poeti italiani “contro la minaccia incostituzionale, per la resistenza della memoria repubblicana”.
I toni sono per lo più dileggiosi e volti ad operare una riduzione macchiettistica finalizzata allo sfottò nei confronti dei partecipanti, dipinti come una “corazzata Potëmkin” (Il Giornale) di vecchi ed “oscuri” (Libero) poeti nostalgici del ’68 e carichi di “odio” nei confronti di Silvio Berlusconi (Il Giornale, Il Foglio), e nei confronti dell’operazione in sé rinominata “Poeti contro Silvio” (Il Giornale).
Alcune precisazioni.
1) I nomi
Al di là di autori più anziani e di facile riconoscibilità come Roberto Roversi (1923), Giuliano Scabia (1935), Alberto Bellocchio (1936), Maurizio Cucchi (1945), Franco Buffoni (1948) e Gianni D’Elia (1953), e al di là anche dei più giovani ma già conosciuti Alba Donati (1960), Giancarlo Sissa (1961) e Maria Grazia Calandrone (1964), l’antologia “Calpestare l’oblio” è costituita per i suoi due terzi da poeti della nuova generazione, nati negli anni ’70 ed ’80. Per la precisione, da alcuni dei suoi esponenti di maggiore rilievo come Flavio Santi, Massimo Gezzi, Marco Giovenale, Enrico Piergallini, Luigi Socci, Martino Baldi, Matteo Zattoni o Raimondo Iemma, di cui chiunque abbia una pur vaga familiarità con la storia critica della poesia italiana degli ultimi quindici anni è a conoscenza.
Domanda: le redazioni culturali dei quotidiani italiani di oggi hanno una pur vaga familiarità con la storia critica della poesia italiana degli ultimi quindici anni o la ignorano completamente?
2) Gli stili
Gli autori contenuti nell’antologia “Calpestare l’oblio” sono di diversa provenienza estetica, vale a dire che l’opera risultante è assolutamente eterogenea nei contenuti e negli stili di scrittura. Si va dall’intervento civile alla meditazione metafisica sul tema della memoria, dal poemetto espressionista alla radiografia post-human della mutazione antropologica, così come formalmente si passa dal metro tradizionale alla prosa ritmata, o dal genere lirico allo sperimentalismo narrativo.
Ridurre a genere anti-berlusconiano un’antologia vasta e densa di autori e di percorsi, è solo l’ennesima offesa che la destra italiana rivolge volgarmente alla poesia contemporanea.
Basti perlomeno ricordare il celebre intervento “Il poeta povero? Ormai è un falso mito” (Il Giornale), uno degli innumerevoli sfottò nei confronti dell’arte più umiliata, ferita ed offesa dall’ultimo trentennio di storia nazionale.
“Calpestare l’oblio” vuol dire anche che i nuovi poeti italiani non intendono più restare in silenzio di fronte allo sfacelo culturale del proprio Paese, sfacelo che se può essere definito sinteticamente “berlusconismo”, più propriamente è la Storia del trentennio dell’interruzione culturale e della colonizzazione televisiva della società italiana.
3) I temi
Contro questo Trentennio di interruzione culturale i poeti di “Calpestare l’oblio” si ribellano. Essi dicono anche che l’ideologia della separazione, per cui alla poesia sarebbe dato di occuparsi solo del bello e del poetico, è finita.
I poeti di “Calpestare l’oblio” reclamano il proprio diritto alla cittadinanza nella Polis del dibattito politico e culturale.
I temi del pretesto antologico (La memoria della Resistenza, la resistenza della memoria) sono definiti dal giovane storico Luigi-Alberto Sanchi in apertura dell’e-book “Calpestare l’oblio”, introduzione la cui lettura avrebbe forse consentito ai giornalisti che si sono occupati in questi giorni del caso dei “poeti in rivolta”, una lettura più pertinente e consapevole dei fatti.
4) “Calpestare l’oblio” non è un lavoro antologico concluso, l’azione va avanti e tutti i poeti italiani sono invitati ad unirsi inviando alla redazione de “La Gru” un proprio testo poetico che sottoscriva il nostro atto di rivolta culturale e poetica contro l’ideologia italiana della separazione, contro l’oblio dello spettacolo, per la resistenza umanistica e della memoria repubblicana.
Venerdì otto gennaio, dalle ore 18 sino a tarda notte, “Calpestare l’oblio” sarà un’assemblea di poeti ed intellettuali, con reading e concerto musicale, presso il locale “Beba do Samba”, nel quartiere San Lorenzo di Roma.
In tale occasione sarà presentata l’antologia rinnovata e definitiva di “Calpestare l’oblio”.
Con invito alla riproduzione e diffusione del comunicato
Per la Redazione de "La Gru", D.N.

3 commenti:

  1. Rispondo frettolosamente e mi scuso per alcune banalizzazioni e per i sicuri errori.
    Non credo di dire niente di scandaloso se affermo che una risposta così pronta e incattivita da parte di questi giornali vi abbia favorito sotto il punto di vista della visibilità. Questo non vuol dire che in voi ravvisino una pericolosità. Spesso si tratta di ingorghi casuali dovuti ad assenza di notizie (o al sotterramento delle stesse). Per il resto abbastanza d'accordo con il Corsera, ma anche lì niente di che. dal punto di vista dell'analisi critica. Però su una cosa concordo. I tamburi sono sempre gli stessi. Mi viene in mente una cosa. Quando Davide dice "Domanda: le redazioni culturali dei quotidiani italiani di oggi hanno una pur vaga familiarità con la storia critica della poesia italiana degli ultimi quindici anni o la ignorano completamente?" la risposta potrebbe essere che un naturale disinteresse è del tutto giustificato. Se si parla sempre di una cultura istituzionalizzata, in senso dispregiativo, perché poi pretendere di essere riconosciuti da quell'establishment? Mi sembra un corto circuito di senso. Si potrebbe anche supporre (se questo fosse uno paese dai più seri presupposti) che la poesia vada ignorata perché non ha più diritto ad una visibilità degna del materiale che produce. Questo al di là dei singoli risultati. Quello che non comprendo, e lo dico senza polemica, è perché semplicemente una forma di comunicazione culturale (e qui parlo di Poesia in senso stretto e non pasoliniano, e cioè della sua espressione puramente letteraria) non possa semplicemente non avere più un suo posto. Questo sia perché non è più capace di esprimere nulla di valido (e questo è un assurdo in termini, al di là delle singole produzioni) ma soprattutto perché non c'è più nessuno, o quasi adatto ad ascoltare il suo messaggio. Non perché il livello culturale sia così catastrofico, come spesso lo si dipinge (con importanti e spesso ignorate eccezioni) ma perché, semplicemente, non è più capace di essere la voce del tempo corrente, di incidere realmente. Credo che si tratti di un'ipotesi plausibile, da prendere, naturalmente, con i guanti. Il sospetto, però, è forte. Di fronte a discorsi di ben altro peso, mi sembra ovvio che la bagarre giornalistica sia poco interessante (non quanto per il peso ma per i toni); ripercorre sentieri noti, triti, e parte delle polemiche più sterili si potrebbero tranquillamente ignorare. Questo però, specie dopo aver letto la lettera di Davide, conferma il mio assunto iniziale (e in parte quello espresso dai giornali); cioè che una simile polemica si sviluppa solo in seguito ad una raggiunta visibilità, ancora meglio se in negativo. Questo permette di mettere in luce (sempre che ce ne fosse bisogno) il complotto mediatico e filogovernativo. A questo punto, però, se la contestazione si sposta a questa contestazione barricadera si rischia di perdere quella credibilità (non mediatica ma sociale, "poetica") che si era stati tanto attenti a preservare, isolandosi, culturalmente (ma isolandosi non è il termine giusto: ponendosi al di sopra) da uno stato delle cose permeato di assoluta meschinità. Inoltre, se come leggo al punto 3, si pone ancora l'accento sul fatto che la poesia deve riappropriarsi del loro posto (centrale) nel dibattito, significa anche che questo movimento di riappropriazione è durato davvero molto a lungo, più di quanto sia in realtà necessario ad una forma di comunicazione viva ed inserita nella società. Riflessioni

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  2. Gentile lettore,
    le sue riflessioni sono assolutamente centrali nel dibattito che dovremo svolgere e che l'anomalia rappresentata da questo piccolo "caso" (della poesia che si rende protagonista di un dibattito extra-letterario su giornali e radio) rende più urgente.
    La ringrazio intanto per questo intervento, che pone delle questioni assolutamente non eludibili, e le chiedo di pazientare qualche giorno per una mia risposta che colleghi i vari temi che sono stati sollevati in questi giorni.

    Davide

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  3. allora aspetterò
    grazie

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