Venerdì 16 Ottobre 2009, presso l’Università di Innsbruck si è svolta la presentazione della rivista “La Gru” ed un workshop pomeridiano sulla poesia italiana contemporanea, in collaborazione col dipartimento di italianistica della Facoltà e i suoi professori, Angelo Pagliardini e Carla Leidlmair-Festi, grazie al sostegno dell'Italien Zentrum di Innsbruck, nella figura della sua direttrice Barbara Tasser, e grazie allo sforzo di Claudia Milani, impagabile per l'organizzazione generale.
Nello specifico ci si è focalizzati sul dialogo tra identità e residenza, invitando gli studenti presenti a comporre nei mesi a seguire una loro personale riflessione, in lingua italiana e forma autobiografica, sul tema del rapporto tra cultura italiana e cultura austriaca.
Gli studenti hanno infine inviato alla redazione de “La Gru” tre elaborati, che con molto piacere pubblichiamo sul blog del nostro Portale, nell’auspicio anche che questa forma di scambio culturale tra Università di Innsbruck e “La Gru” continui e si rafforzi.
Gianluca Pulsoni
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Dove sono le mie radici?
[di Vincenzo Folino]
Vincenzo Folino nasce 14 giugno 1983 nell'ospedale di Bressanone, una cittadina del nord Italia e per la precisione in Alto Adige. Nasce da padre calabrese e madre altoatesina, però di origini italiane per metà venete e per metà pugliesi. Vincenzo è il primogenito di Francesco (detto Franco) e Paola, anche se quest'ultima aveva già un bambino avuto da una relazione precedente. Il nome che i genitori hanno deciso di dare a loro figlio deriva dall'omonimo nonno paterno, il quale scompare quando il nipote è ancora un bambino. Ancora molto giovane il padre di Vincenzo si è trasferito in Alto Adige alla fine degli anni '70 per cercare fortuna al nord. In quegli anni, Franco, ha conosciuto Paola che successivamente sarebbe diventata sua moglie. Il piccolo Vincenzo cresce i primi anni della sua vita nel quartiere rionale di Millan, una piccola frazione di Bressanone, assieme ai suoi genitori e al fratellastro di nome Francesco. All'età di tre anni si trasferisce con la famiglia nel centro della città in cui è nato, dove passerà la sua infanzia e la sua adolescenza. Il ragazzo cresce, Bressanone e l'Alto Adige diventano la sua patria, una comunità dove risiedono gli affetti e le amicizie più strette. In questi luoghi il giovane si sente a casa, sente la stabilità visto che ha sempre risieduto e vissuto in questa zona. Però le sue radici sono altrove, soprattutto quelle paterne cioè le sue origini calabresi. Infatti, Vincenzo è molto legato alla terra di suo padre anche perché vi trascorre quasi ogni anno le vacanze estive. Lì risiedono quasi tutti i suoi parenti da parte del padre, però alcuni sono anche parenti materni, visto che due sorelle della madre si sono legate sentimentalmente a degli uomini di origine calabrese. Il ragazzo è legato in particolare alla nonna paterna, che a sua volta ricambia il suo affetto più che con gli altri nipoti, forse anche perché porta il nome del marito defunto. Il giovane quando si trova in vacanza dai suoi parenti nel meridione sente una forte appartenenza alla comunità calabrese, però gli amici estivi e i ragazzini del posto lo vedono sempre come “il ragazzo del nord” o simpaticamente “il polentone”. Esattamente il contrario avviene dove risiede stabilmente, cioè a Bressanone, dove gli amici di sempre lo targano come “il meridionale”. Questa doppia identità potrebbe risultare molto contrastante per culture e mentalità differenti, però potrebbe anche essere un vantaggio conoscere diversi modi di pensare e di affrontare la vita. Di ciò Vincenzo ne è consapevole e, infatti, è un ragazzo che riesce ad adattarsi ad ogni situazione e a trovarne il lato positivo. Questa unione di più culture lo ha sempre accompagnato nella sua vita, non solo per le sue origini ma anche per il luogo in cui vive. Infatti, in Alto Adige vivono alcune minoranze linguistiche come quella “sudtirolese” e quella ladina della Val Badia e Val Gardena. Forse è anche questo il motivo per cui Vincenzo si sente più calabrese che altoatesino, visto che non fa parte né della comunità “tedesca” né di quella ladina. Le radici, le proprie origini sono qualcosa di certo, di definito sul quale non si può avere un'opinione propria o sul quale discutere anche se l'Alto Adige è la terra in cui è nato e cresciuto, dove ha passato la maggior parte della sua vita e dove ha stretto i legami più forti e duraturi. Fino ai diciannove anni, il ragazzo ha vissuto sempre a casa dai suoi genitori, ha frequentato tutte le scuole nella sua città natale, dalle elementari fino alle superiori. Proprio quando frequentava le elementari, all’età di sette anni, la madre di Vincenzo mette al mondo un altro figlio, Simone. La famiglia si allarga nuovamente nel 2001, quando nascono le tue piccole gemelle, Chiara ed Anita. Nel 2002 il ragazzo, all’età di diciannove anni, decide di intraprendere la carriera calcistica e quindi di trasferirsi per la prima volta lontano da casa. Quell’estate appunto viene ingaggiato dal Mezzocorona Calcio, una squadra che allora militava nel campionato di serie D. La società mette a disposizione del giovane calciatore un appartamento a Trento, una città che dista una decina di chilometri dalla sede del campo d’allenamento. Durante questa sua avventura, Vincenzo, condivide la sua abitazione con altri due ragazzi i quali sono anche suoi compagni di squadra. I suoi due coinquilini erano rispettivamente di Palermo e di Roma, quindi provenivano da due realtà completamente diverse dalla sua. Anche in questo caso la sua identità viene confusa, infatti, i suoi compagni di appartamento lo chiamano scherzosamente “il tedesco” visto che proviene dall’Alto Adige. In ogni caso per un anno Trento diventa la sua residenza, visto che vi risiede stabilmente, anche se non appena ha alcuni giorni liberi corre a casa dalla sua famiglia e dai suoi amici. Il Trentino ha accolto per un anno il ragazzo venuto da Bressanone, è stato un anno intenso in cui ha conosciuto nuove persone, nuovi ambienti, sebbene questa provincia sia molto vicina alla provincia di Bolzano sia geograficamente sia per mentalità e cultura. In effetti, Vincenzo si è ambientato subito a questa nuova realtà, diventando così Trento e soprattutto Mezzocorona quasi come una “seconda casa”. Tutt’oggi conserva degli ottimi ricordi di quell’esperienza e anche i contatti con alcuni amici conosciuti all’epoca sono rimasti. Dopo questa sua avventura in terra trentina, fa ritorno alla sua città d’origine, Bressanone, dove vi rimane per un anno. L’anno successivo si allontana nuovamente da casa per andare in Sardegna e per la precisione a Nuoro, nel cuore della Barbagia. Anche questa volta si trasferisce per motivi calcistici sebbene molto più lontano dalla sua terra ed anche in questa occasione vi rimane per un anno. Sotto alcuni aspetti la Sardegna, in particolare la Barbagia, quindi la provincia di Nuoro, gli ricorda l'Alto Adige. È una zona in cui si trovano le montagne più alte dell'isola, proprio nel cuore della regione dove si dice che viva l'autentica popolazione sarda. In effetti questa terra ha un qualcosa di particolare ed unico rispetto al resto d'Italia, partendo dalla lingua, infatti il sardo è stato riconosciuto come lingua ufficiale solo dal 1997. Anche la cultura e le tradizioni sono simili, infatti nella Barbagia vi sono alcune feste popolare in cui gli abitanti si travestono con maschere, pelli, corna e campanacci, ciò ricorda molto i krampus cioè persone travestite da diavoli che accompagnano San Nicolò durante la sfilata della ricorrenza dedicata a quest'ultimo che si festeggia in Alto Adige. Un altro aspetto che rende i barbaricini, o in generale la popolazione la sarda, vicini ai sudtirolesi è il fatto che loro si sentano prima che italiani, sardi. Anche gli altoatesini si sentono prima südtiroler (termine tedesco per altoatesino) che italiani, anzi molti non si sentono affatto italiani, proprio come alcuni abitanti della Sardegna. Attraverso la conoscenza di questa nuova comunità Vincenzo è arrivato alla conclusione che anche i sardi come gli abitanti dell'Alto Adige possono quasi definirsi una “minoranza etnica”. Questa terra lo ha accolto all'inizio con un po' di freddezza e forse anche con un po' di diffidenza però, com'è tipico della gente nuorese, si è aperta verso di lui abbracciandola come un figlio. Qui Vincenzo fa numerose conoscenze, molte persone che gli danno affetto e che a sua volta viene ricambiato dal ragazzo. Il giovane altoatesino a Nuoro ha trovato quell'armonia tra due culture che, pur essendo distanti geograficamente, sono molto simili tra loro e questo fa sì che questa città diventi la sua casa, la sua residenza anche se solamente per un anno. Al suo ritorno dalla Sardegna Vincenzo decide di abbandonare parzialmente la sua carriera calcistica e di andare a lavorare come impiegato in un ufficio. Però questa non è la professione che vorrebbe fare per tutta la vita, così nell'autunno del 2007 si iscrive all'Università di Innsbruck al corso di studi per l'insegnamento (Lehramt), con le materie italiano e scienze motorie. L'Austria diventa solo parzialmente la sua nuova residenza, in quanto lo studente si sposta spesso tra l'Alto Adige e la sua sede di studio per motivi calcistici. Infatti, il fine settimana rimane sempre a casa dalla sua famiglia. La città austriaca è diversa rispetto alle altre due precedenti esperienze anche perché, seppur non lontano da casa, all'estero. Qui nasce anche uno spirito patriottico (italiano) maggiore del solito, infatti quando gli viene posta la domanda: di dove sei? Lui risponde: “sono altoatesino però di madrelingua italiana”, enfatizzando quest'ultima parte. Questo per il fatto che molti austriaci hanno un'idea sbagliata dell'Alto Adige, cioè che tutti siano di madrelingua “tedesca”. Ad Innsbruck Vincenzo si trova bene, ha anche conosciuto numerosi amici con cui ha legato molto, sia italiani che austriaci e questo sta a dimostrare che non tutti i tirolesi sono persone chiuse. Forse alcune delle persone che hanno fatto esperienze all'estero sono più propense a fare delle nuove conoscenze al di fuori del solito gruppo di amici. Per concludere, il ragazzo al termine dei suoi studi farà ritorno alle sue origine, nella terra dove è cresciuto, e cioè l'Alto Adige dove metterà probabilmente radici. E quando qualcuno gli domanderà la sua provenienza, lui risponderà che è un altoatesino di madrelingua italiana con origini calabresi.
Vincenzo Folino
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Residenza e identità
[di Chistoph Rüdisser]
Mi chiamo Christoph Rüdisser. Sono nato l’8 gennaio 1983 a Bregenz, capoluogo dell’Alto Reno/Vorarlberg. Allora, vivo, sono cresciuto ed abito qui. La mia casa è una bella unifamiliare, e qui mi sento bene. Qui ho passato una bella infanzia, sono andato al nido, poi alla scuola materna, dopo, da sei a dieci anni alla scuola elementare di Hard, in seguito al liceo scientifico, successivamente al liceo linguistico di Briganza. Ho fatto la maturità nelle due discipline matematica e tedesco (qui da noi è previsto così) ma mi piacevano molto latino, francese, storia e geografia. Poi ho frequentato un istituto turistico a Bludenz e quello commerciale a Feldkirch. In quel periodo ho compiuto anche il servizio civile all’estero a Iaşi, Romania con il progetto “Nadejda copililor”, vuol dire “speranza per i bambini”. Erano belle esperienze.
Attualmente dal 2005 sto studiando alla facoltà di lingue all’università di Innsbruck.
Mi sento a casa quando sento una lingua conosciuta, non per forza il tedesco. Da noi in Vorarlberg, parliamo un dialetto più vicino allo svizzero. La mia lingua preferita, è infatti l’italiano, con la sua melodia armoniosa, l’intonazione dolce e l’alternanza ben proporzionata di vocali e consonanti. Questa lingua l’ho imparata da piccolo, dato che avevo un nonno italiano e una mamma bilingue. Questa lingua è anche il mio codice segreto per comunicare informazioni segrete e confidenziale, sia a tavola o al telefono. Ma studio anche due altre lingue: francese, lingua chic, con vocali nasali eleganti e lo spagnolo, idioma anche molto soave, però con elementi più duri a confronto dell’italiano. I miei rudimenti di rumeno sono pressoché dimenticati e sussistono solamente nel mio piccolo dizionario, dato che lo non parlo più e siccome non c’è né auto-correzione né tesaurizzazione al computer, non lo scrivo neanche più. Tra un anno intendo fare uno stage trimestrale all’estero: Ravenna, Nizza e Barcellona.
Passo alle cose più divertenti:
Mi piace molto viaggiare , soprattutto andare in spiaggia al mare, siano l’Adriatico, il Tirreno, Mar Ligure o l’Oceano Atlantico. Mi sento ad agio quando sono fra i miei amici, quando mangio un buon piatto caldo con bevande fresche. Mi trovo bene a casa quando vedo la fauna e flora conosciuta, gli animali e la vegetazione consueti. Amo molto i miei animali domestici, i miei quattro gatti e quattro conigli, i due cani, la tartaruga e il pappagallo. Amo anche la fauna selvatica, come le volpi, i lupi i tassi, le lepri e gli scoiattoli, i fiori del mio giardino: i tulipani, i crochi, le rose, i garofani e i narcisi. Da me, il paesaggio è piano, ma si vedono le mezze montagne, che raggiungono anche i 2000 m. Anche se vivo sulla riva di un lago assai grande – il Lago di Costanza – preferisco mille volte di più il Mediterraneo, in particolare la Riviera con le sue spiagge limpide e acque nitide. La bellezza del mare si distingue dai diversi colori e stati delle onde, nelle ore della giornata, secondo le stagioni e conforme alla meteorologia le sfumature di colori variano da un blu tenue, chiaro, grigio fino a diventare scure e agitate
Vivo, spiro e godo con tutti i sensi: amo vedere i colori di tutti tipi di azzurro e le onde mosse del mare, udire lo scroscio della pioggia, il mugghio della risacca ed il mormorio soave del nostro lago, odorare il sapore di sale del mare, annusare il gusto di un bicchiere di vino o un bicchiere di succo di arance appena spremute.
Nelle vacanze di Natale e Pasqua, io e la mia famiglia andiamo sempre in Alto Adige per fare visita ai nostri parenti a Salorno/Salurn in estate e a Malles/Mals in inverno.
Per me, l’Austria non è solo il paese in cui risiedo; è molto di più, è come la mia camera nel studentato universitario internazionale.
Oggi i confini nazionali, in un’Europa riunita, provocano meno problemi che i “cultural clashes” degli immigranti africani, asiatici o arabi. Suona un po’ razzista, xenofobo o patriota, anche se io non lo sono. Ma è un fatto che a confronto alla gente della stessa religione, tradizione e cultura si facilita l’integrazione e l’accettazione reciproca, per esempio, gli altoatesini che sono arrivati nel Vorarlberg al tempo delle opzioni della seconda guerra mondiale s’integrano e se la cavano meglio degli slavi o dei turchi.
Alla fine un proverbio pertinente e valido: “Quando sei a Roma, fai come i Romani”. Ma quando sono per la prima volta in un’altra città, all’inizio devo acclimatarmi, poi adattarmi ed infine insediarmi. Al principio sempre mi compro una pianta della città con le strade, alberghi e le attrazioni.
Chistoph Rüdisser
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Cara amica
[di Nadja Wechselberg]
Cara amica,
mi sembra ancora tanto strano che oggi sia sabato e che non ci vediamo! E visto che ti pensavo, ho deciso di scriverti. Mi manchi, sai? So bene che mi dirai di smetterla e che anch’io me ne ero andata all’estero, in Italia, per quasi un anno e all’epoca eri tu quella senza la sua amica del cuore. Comunque, voglio farti sapere che ti penso moltissimo e mi sto chiedendo come vanno le cose per te, che esperienze stai facendo, se ti manca casa o meno, e tutto ciò mi porta a riflettere sui miei sentimenti e sulle mie esperienze fatte all’estero l’anno scorso.
Guardando indietro, una delle esperienze più interessanti era proprio il confronto e la riflessione continua sul mio “non-essere italiana” e in seguito sul mio “essere austriaca”, sul mio paese d’origine e sulla mia nazionalità, le mie radici e la mia “patria”. Non mi piace tanto questa parola, forse per gli italiani è una parola normale, però l’equivalente tedesco, “Vaterland”, è purtroppo carico di denotazioni assai negative, e lo stesso vale per tutto il concetto del patriottismo. Ritengo sempre molto interessante sentire che in altre nazioni è considerato normale che, per esempio, si canti l’inno nazionale ogni mattina a scuola o che venga appesa al balcone la bandiera nazionale. Da noi, le bandiere austriache si vedono soltanto alle manifestazioni sportive – il patriottismo che riguarda lo sport è l’unico patriottismo visto in modo positivo. Credo una persona con una certa sensibilità sente le contraddizioni che riguardano la patria austriaca – è il paese dei tuoi, il paese in cui sei cresciuto, il paese che ti offre tante possibilità e servizi, dall’istruzione scolastica all’assicurazione sanitaria, e credo che la mia patria abbia contribuito a diventare la persona che sono oggi. Non è che abbiamo meno cose di esserne fieri di altre nazioni: Mozart, Freud e Klimt erano austriaci, ci sono delle città bellissime piene di architettura, storia e arte, ci sono montagne splendide e laghi. La qualità della vita è abbastanza alta, il sistema sociale funziona al meglio, abbiamo una democrazia stabile, ecc. Ma comunque, dicendo “sono austriaca”, la frase comprende sempre anche la storia del secolo scorso che contiene purtroppo tanti eventi negativi relativi all’Austria.
Non so com’è adesso per te, ma mi ricordo di essere stata confrontata tante volte proprio con la storia austriaca-tedesca, con il pregiudizio che da noi tutti gli stranieri venissero trattati molto male, e che gli austriaci (ho fatto l’esperienza che veniamo visti proprio come i tedeschi) fossero tutti nazisti e razzisti, ed è stato difficile indebolire queste opinioni almeno nei confronti della mia persona, per non parlare dell’intera Austria.
Sono austriaca, al cento percento. Genitori, nonni, bisnonni, tutti quanti nati e cresciuti nella stessa zona. È quello che ho sempre pensato. Poco tempo fa però un mio zio grazie ad una ricerca genealogica ha scoperto che la mia famiglia da parte materna ha radici ungheresi, però troppe generazioni fa per sentire ora qualche effetto.
Questa informazione, riportata alla luce soltanto per caso grazie all’interesse personale dello zio, non ha tanta importanza per la mia vita di oggi, però mi piace l’idea che un tempo i miei erano immigrati. Non conosco le circostanze, non so i loro motivi, non so se avevano dei problemi o meno arrivati in Austria, ma ovviamente in seguito la famiglia si è perfettamente integrata e sono diventati austriaci e non più stranieri. Interessante, non credi?
Certo che durante il mio soggiorno in Italia ho sentito anche tanti altri pregiudizi, più innocui di quelli di cui ti ho raccontato prima. Non so quante volte ho visto delle facce sorprese perché a me non piace la birra: “Ma sei austriaca!! Come mai non bevi birra??”
Un altro pregiudizio che sicuramente incontrerai anche tu è quello della puntualità e dell’organizzazione degli austriaci e tedeschi. E infatti, anche se qua in Austria io non sono puntuale, sai che arrivo quasi sempre con qualche minuto di ritardo, in Italia sono comunque la più puntuale di tutti, cioè al corso io arrivavo sempre cinque minuti in ritardo ed ero tuttavia la prima.
Per quanto riguarda l’organizzazione, secondo me, l’Italia è tanto burocratica ma in modo disorganizzato… Per avere la risposta a una semplice domanda si viene mandati da una persona all’altra, da un ufficio all’altro, per poi sentirsi dire che si deve andare a trovare qualcun altro che si trova con ogni probabilità all’altro capo della città. Arrivato là, l’ufficio magari sarà già chiuso poiché hanno degli orari particolari e si impreca un po’ contro la persona che ti ha mandato là ma non si è sentita obbligata ad informarti di quel dettaglio essenziale, ossia che è chiuso. Allora si torna il giorno dopo, solo per venire a sapere che l’unica persona in tutto l’edificio che ti possa aiutare è in vacanza, e cosi via… storia infinita.
Sai che in generale non mi piacciono gli atteggiamenti del tipo “da noi tutto è migliore”, che tanto non è mai vero. È diverso, ma certo, non è questo il motivo per andare all’estero? Nei momenti in cui stavo però per perdere la pazienza cercavo di rilassarmi e stare tranquilla e rimandavo la faccenda da sbrigare al giorno dopo. Qualche volta poi all’improvviso la cosa si risolve inaspettatamente: magari qualcuno che ti sorride e ti ammicca, finisce per risolvere poi il problema in modo non burocratico e servizievole, che fa dimenticare tutto il dispiacere di prima e che trasforma questa storia in un episodio divertente. Ed è proprio questo per me il rovescio simpatico e amabile della medaglia - anche se è proprio questo il modo in cui l’ordine e l’efficienza di un sistema burocratico viene indebolito, no?
Cara, non vedo l’ora di ricevere una tua risposta, voglio sapere tutto ciò che succede durante il tuo soggiorno in Italia!
Nadja
Nadja Wechselberg