Visualizzazione post con etichetta Cinema. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Cinema. Mostra tutti i post

giovedì 2 giugno 2011

CARMELO BENE, CONTRO IL CINEMA

[di Gianluca Pulsoni]


Minimum Fax ha ripubblicato da poco alcune delle più belle interviste di Carmelo Bene sul cinema in un volume dal titolo Carmelo Bene, contro il cinema, a cura di Emiliano Morreale (euro 15). L’iniziativa è importante per almeno due motivi: come gesto che recupera dall’oblio frammenti del pensiero straordinario di un genio, sempre troppo dimenticato e sempre troppo poco riconosciuto nella cultura nazionale per quello che è riuscito a rivelare e anticipare; come testimonianza importantissima che possa fungere, a suo modo, da solido contributo per rilanciare un discorso serio – quindi di ricerca – sul cinema stesso.

La selezione del materiale e la composizione dell’opera seguono un criterio cronologico, mostrando così alla lettura tanto le costanti dell’autore – negli esempi e nelle sue convinzioni tecnico-espressive – quanto le tracce del divenire di un pensiero critico, se non addirittura filosofico, sul cinema e in generale sui mondi legati all’immagine, così che con la progressiva lettura del volume si acquisisce facilmente la percezione di come sia cambiata nel tempo la lettura che Bene ha dato del mezzo. Oltre a ciò, un’altra qualità del libro che risalta all’occhio è quella di offrirci in modo organico parte di quella moltitudine di strumenti critici scoperti e utilizzati dal nostro nella sua direzione “contro”: difatti, se ci si pone più in profondità della dimensione polemica suggerita dal titolo e più in generale da alcune invarianti assunte nel tempo e nei media dalla postura beniana, si possono recuperare agilmente le principali basi costruttive del rapporto CB/cinema, componenti fondate su una idea di ricerca e su alcune linee-guida, che investirebbero tanto il linguaggio quanto il mondo del cinema stesso, soprattutto nella sua ricezione e interpretazione. Un esempio? Il concetto di “ambiguità scientifica”, qualcosa forse di non totalmente inedito nel suo vocabolario ma che egli riesce a spiegare icasticamente in una conversazione con A. Aprà e G. Menon del 1970, indicandolo come l’unico modo e metodo con cui l’esercizio critico può paradossalmente riuscire a dialogare con l’opera d’arte.

Carmelo Bene, contro il cinema rappresenterebbe allora un libro “teorico”, tale da fornire a chi lo legga chiavi e mezzi per comprendere non solo parte dell’opera dello stesso Bene ma anche il cinema di oggi, nonché studiare vie possibili per quello di domani e, con altre pubblicazioni in merito, come la conversazione sul calcio con E. Ghezzi, Discorso su due piedi (il calcio) e i passaggi specifici dedicati nella “Vita”, si direbbe che possa addirittura formare una ideale bibliografia del suo pensiero sull’argomento specifico, tanto da rendere a questo auspicabile e desiderabile vedere tale lista ancora più ricca, integrata magari da una pubblicazione “radicale” e che sembrerebbe oggi dimenticata: L’orecchio mancante. Speriamo che nel futuro possa essere possibile.

domenica 17 maggio 2009

LETTERA 22, UN DOCUMENTARIO SU A. OLIVETTI











TITOLO: Lettera 22
DURATA: ‘50min
FORMATO DI RIPRESA: minidv




Progetto: fase di realizzazione
Produzione: plug_in
Progetto realizzato con il sostegno di Ordine degli Architetti PPC di Genova, AXA Assicurazioni





[...] “la linea dritta della Serra, il corso inquieto della Dora, lo scenario di fondo coi monti amati della Val d’Aosta, poi, nel mezzo i prati verdi, i campi di grano, i faticati vigneti, attorno ai Paesi percorsi una, dieci, cento volte”[…] Sin che si muoveranno nel paesaggio del canavese le idee di Adriano Olivetti, marceranno tra la gente e si incarneranno in realtà viventi, al di là dei confini piemontesi spesso non saranno pienamente comprese.
Un documentario quindi può essere utile proprio per comprendere il pensiero e l’opera di Adriano Olivetti, non limitatamente alla mera prosecuzione di una tradizione familiare iniziata da suo padre Camillo, ma soprattutto come iniziatore di una politica industriale innovativa nell’Italia del dopoguerra. L’indagine conoscitiva vuole inserirsi tra il ritratto dell’uomo e la figura dell’industriale, spesso inscindibili, che agisce tra i politici, gli imprenditori e gli intellettuali dell’Italia del boom. Restituire attraverso le immagini, l’ideale di una “fabbrica concepita alla misura dell’uomo,di un industrialismo che sia uno strumento di riscatto del lavoro e non un congegno di sofferenza”. Una fabbrica in cui non è mai stato chiesto a nessuno “a quale fede religiosa credesse, in quale partito militasse e da quale regione d’Italia provenisse” queste le parole che Olivetti pronunciava nel ’54 sempre mosso, fino alla fine dei suoi giorni dall’ideale di conciliare l’uomo e la fabbrica. Per questo riunisce i migliori architetti ed urbanisti del suo tempo: Figini e Pollini, Gardella, Zanuso, Ridolfi e Frankl, Fiocchi, Vittoria, Kahn, Le Corbusier ecc... perché “ la luce della verità risplende negli atti non nelle parole”.
Ivrea diventa motore di un'imprenditoria rinnovata, attenta alle esigenze dei lavoratori non solo in ordine alle acquisizioni materiali, ma a tutt’oggi caso unico in Italia, promotrice di accrescimento culturale e spirituale. Il tanto vituperato “padrone” per una volta è amato, stimato dai suoi operai, non solo perché uomo di fabbrica, che conosce la monotonia dei gesti ripetuti, la stanchezza dei lavori difficili, ma è soprattutto fautore di un radicale rinnovamento socio-industriale. Costruisce alloggi per i lavoratori, riduce la settimana lavorativa a cinque giorni, realizza per le donne lavoratrici aiuti concreti: asili, colonie marine e montane, supporto pediatrico, assistenza sociale. Durante le lunghe pause pranzo, non c’è la palestra dove sfogare le proprie frustrazioni come avviene oggi, ma la lettura presso la biblioteca di fabbrica che dispone ben di 90000 volumi tra cui scegliere; il centro culturale organizza incontri pubblici con politici come Salvemini, Ernesto Rossi, con filosofi come Abbagnano e Bobbio, con scrittori e poeti come Cassola, Eco, Rodari, Montale, con artisti come Bruno Munari. Tutte le declinazioni dell’arte e della cultura sono prese in considerazione: si invitano gruppi musicali, il cineforum proietta film d’essai, si editano riviste di architettura, filosofia ed arte. Olivetti è stato il primo in Italia a operare da industriale su un piano sociale, a battersi contro l’accentramento delle metropoli, a creare spazi di fruizione della cultura “alta” all’interno della fabbrica. E’ questa unicità che intendiamo mettere in luce attraverso il nostro lavoro documentario, restituendo attraverso le immagini l’ideale di una fabbrica concepita alla misura dell’uomo. Le immagini a distanza di così tanti anni vogliono mettere in luce il suo impegno nel suscitare energie intellettuali al servizio di nuove scienze e culture. Sarebbe riduttivo limitare l’opera di Olivetti a un mero riformismo industriale, è necessario riappropriarsi attraverso le sue opere del suo spessore intellettuale che l’Italia di allora e di oggi stenta a riconoscergli. Attraverso le interviste a chi ha lavorato a stretto contatto con lui ne ha condiviso gli ideali e ha contribuito ad attuarne lo spirito riformatore comprenderemo meglio ciò che ha rappresentato l’alternativa olivettiana. Guardandola per ciò che è stata, tolta dall’insieme cui appartiene, scomponendola fino ad osservarla attraverso lo sguardo di chi ne fu l’artefice. Solo così restituiremo ad Adriano Olivetti i suoi meriti, il giusto valore imparandone la lezione. Forse trasmetteremo anche allo spettatore distratto la forza che hanno gli ideali quando sono incarnati da uomini che elaborano un sistema di pensiero e attuano progetti per la loro COMUNITA’. Facendo diventare il suo, un sistema di riferimento nazionale, svincolato dalla piccola patria del canavese dove la personalità creativa di Olivetti trova agio nell’elaborare e costruire la sua proposta totale di organizzazione della società. La COMUNITA’ fulcro del pensiero olivettiano che noi vogliamo mettere in luce attraverso le opere architettoniche, urbanistiche, economiche, sociali, culturali diverrà così un’idea di comunità globale intrisa di un profondo senso etico.
L’architettura si legherà così ai bisogni profondi dell’uomo, quando avrà come committente la COMUNITA’;
l’urbanistica diverrà un ricostruzione culturale che può attuarsi in una misura umana e democratica;
il decentramento industriale fautore di un nuovo equilibrio tra agricoltura e industria capace di restituire all’uomo la perduta armonia.
Questo vasto sistema di pensiero e le attuazioni concrete che esso ha avuto basterebbero, in apparenza ad assicurare a Olivetti un posto di rilievo in un’ideale galleria dei maggiori. Eppure, in questa galleria il ritratto di Olivetti non riesce a fissarsi durevolmente, forse schiacciato dal successo industriale, egli rimane un profeta inascoltato. Le immagini della sua Ivrea, di come l’ha plasmata, le interviste con chi gli è stato vicino come la figlia e i collaboratori che ne hanno condiviso gli ideali ci permetteranno di ricostruire la figura di un intellettuale che ha dato realizzazione compiuta alle sue idee e che merita di entrare a pieno titolo nella storia, non solo industriale, del nostro paese.


NOTE DI REGIA

Percorriamo via Jervis a Ivrea, luogo motore del pensiero olivettiano. La via prende il nome da un uomo che lavorò nella fabbrica di mattoni rossi e proprio qui sorgono gli stabilimenti Olivetti. Sorvoliamo con lo sguardo questa piccola patria: il canavese, un brandello di territorio che per circa 35 anni sotto la guida di Adriano Olivetti diventa laboratorio di idee ed esperienze. Le conosceremo attraverso le interviste alla figlia che non solo ci parlerà dell’innovazione industriale attuata dal padre, ma ci tratteggerà la complessa personalità di un uomo mai sazio di conoscenze, ricco di interessi, urbanista e politico militante, editore, “progettista” di un modello di società che solo in parte riuscirà ad attuare. Daremo voce anche ad alcuni suoi collaboratori (Franco Ferrarotti, Furio Colombo, Luciano Gallino, Filippo Tronco, Piero Salvetti) che quotidianamente si confrontavano con lui e contribuivano ad attuarne le idee. Vedremo la realizzazione concreta di questo progetto di COMUNITA’: gli stabilimenti, le case per gli operai, gli asili, le colonie, i negozi…che ci verranno illustrate da alcuni dei progettisti ancora in vita (Annibale Fiocchi, Eduardo Vittoria, Aimaro Isola), che hanno dato forma allo spirito creativo di Olivetti. Parleremo con le donne e gli uomini che hanno lavorato alla Olivetti, con chi oggi ha letto e analizzato il pensiero di Adriano.Ci aiuteranno anche le immagini di repertorio in cui lo stesso Olivetti e alcuni tra i suoi più stretti collaboratori ci restituiranno la grandezza di quegli ideali. Ritorneremo così a Ivrea dove tutto è iniziato nel lontano 1908 e chiederemo oggi dopo un secolo cosa rappresentano ancora, per questa città e per la COMUNITA’ che la popola, le idee e le realizzazioni di Adriano Olivetti…

mercoledì 4 marzo 2009

JOÃO CÉSAR MONTEIRO, NELLA RETE

Viva l'anacronismo e tutte le premesse che suonano, come promesse: dal presente al futuro.
Con grande piacere inoltro il seguente comunicato "inattuale".

Gianluca Pulsoni


Primo Sito web ufficiale dedicato a João César Monteiro

Inaugurato il 3 Febbraio 2009: Omaggio in memoria del 6° anniversario dalla morte del grande Maestro

www.joaocesarmonteiro.net


L'occhio assoluto_frame da Vai e vem (2003)


Nasce il primo portale ufficiale dedicato al Maestro João César Monteiro, uno dei registi dell'avanguardia cinematografica portoghese degli anni 60 del "Novo Cinema".


Ideatori del progetto un gruppo di ricercatori che si dedicano allo studio della cinematografia portoghese. Il sito, oltre ad essere un omaggio al grande pensatore, scrittore e regista, aprirà le porte a nuove prospettive sulla cinematografia portoghese. Scopo principale sarà creare una piattaforma virtuale che possa promuovere dibattiti tra professionisti dell'area, ricercatori universitari e non. Creare attraverso il portale un legame internazionale di studio sulla figura di Monteiro, inedito in Portogallo e nel mondo.


Il sito ha lo scopo principale di fornire il materiale per lo studio dell'opera del Maestro, da qualsiasi canto del mondo alla distanza di un click. Il sito inizialmente sarà disponibile in Italiano e in Portoghese, ma a breve sarà possibile consultarlo anche in Inglese e Francese. Inoltre i responsabili stanno chiedendo la collaborazione delle Ambasciate per poterlo tradurre anche in Spagnolo, Tedesco, Cinese, Giapponese e Russo.


Sarà possibile consultare le sceneggiature manoscritte e dattiloscritte, scannerizzate dagli originali in possesso della famiglia, fotografie inedite e sarà inoltre possibile consultare il database della sua biblioteca e fonoteca privata.


Liliana Navarra, madrina e responsabile del progetto, insieme a João Pedro Gil Monteiro sono ben consapevoli che l'esito di questo progetto, con queste peculiarità, dipenderà non solo dalla semplice creazione di un sito web, anche se il progetto si presenta con caratteristiche sufficienti da poter costituire una prova di successo, ma da un intenso lavoro di ricerca sull'opera di J.C.Monteiro.


Il sito, ancora in stato embrionale, è stato realizzato con una grafica semplice e lineare per rendere più rapida ed agevole la navigazione della vasta quantità di materiale che gli utenti avranno a disposizione.



Per maggiori informazioni:




Ringraziandovi per l'attenzione, vi porgo i miei più cordiali saluti.


Liliana Navarra