Piovono critiche e sfottò su “Calpestare l’oblio”, l’antologia di 42 testi accusata di essere antiberlusconiana
La poesia c’è e sta facendo incazzare il Palazzo. Un e-book di poesia dal titolo Calpestare l’oblio, che raccoglie quarantadue testi di trenta tra i principali poeti di oggi (Roberto Roversi, Gianni D’Elia, Alberto Bellocchio, Giuliano Scabia), nato per iniziativa del giovane e battagliero sito di poesia
Fioccano gli articoli per criticare l’operazione: l’accusa più citata è quella dell’ennesimo gesto antiberlusconiano. In realtà si tratta di poesia che parla delle lacerazioni dei nostri giorni: Berlusconi c’entra perché è uno dei principali attori, se non responsabili. Ma quello che sorprende di più è come un’antologia di poesia susciti tutta questa agitazione. Manco se tra i poeti figurasse l’esimio Sandro Bondi. Forse c’è qualcosa di più profondo. Detto molto brutalmente: forse l’alzata di scudi che c’è stata evidenzia il problema dei problemi? La volontà cioè da parte di questo governo, con le sue propaggini informative, di azzerare il senso critico e rendere l’omologazione l’unico modo di agire e pensare. Questo Governo ci vuole tutti lobotomizzati. E l’idea che un mezzo di comunicazione da sempre ribelle e critico come la poesia – che è, sì, apparentemente sommersa e nascosta ma in realtà gode di grandissima salute e grandissima energia – possa mettere in luce tutto ciò, fa tremare le vene ai polsi di politici, governanti, direttori di giornale compiacenti e mass media più o meno a zerbino.
Perchè una cosa questi signori la sanno. Sanno che i giovani vogliono poesia. Gli adulti vogliono poesia. Tutti vogliono poesia. Contro il grigiore dei propri tempi e delle proprie vite. Cioè tutti vogliono vivere emozioni, pensare con il proprio cervello, comunicare e confrontarsi.
Il problema allora qual è? Che questo vuoto esistenziale viene di solito colmato con quello che c'è, che è di pessimo livello: da X Factor al Grande Fratello, da Porta a Porta ad Amici. Però se c'è qualcosa di intenso e profondo, gli italiani lo scelgono con piacere: emblematico il caso dello special con Saviano che ha fatto più ascolto di X Factor.
Che i giornali di destra si sentano in dovere di attaccare (attaccare, non criticare) l'antologia non è poi così prevedibile. Si diceva: la poesia è scomparsa dai quotidiani. Certo, quella innocua, petrarchesca, che non dà fastidio - cioè il 99,9% ahimè della poesia italiana. Ma quella che si confronta con la realtà, con la politica, quello 0,1%, be' quella percentuale per quanto bassa è maledettamente fastidiosa. A quanto pare.
Che sul Corriere della Sera si scomodi addirittura un pezzo da novanta come Pierluigi Battista, ci sembra eloquente. Poi c'è l'approccio generale dei giornali, che è quello tipico della censura quando vuole apparire distaccata e neutra: lo scherno. E questo è piuttosto preoccupante: non si critica l'operazione in maniera seria e dettagliata (legittimo, anzi quanto mai auspicabile), ma si cede allo sfottò. Dunque si scelgono i versi meno riusciti su centinaia di versi efficaci e memorabili, per puntare il dito e dire: "Vedete, che inutile e compiaciuta retorica!". Veramente la retorica è nelle canzonette e nei filmetti che tutti i mass media si precipitano a celebrare ogni giorno. Si tirano in ballo i grandi poeti della passata tradizione civile, come a dire: "Loro sì che valevano".
Veramente proprio quei grandi poeti civili or ora menzionati subivano ai loro tempi lo stesso trattamento, se non di peggio. Insomma non si elabora un pensiero, ma si producono degli slogan. Quando invece quell'antologia basterebbe leggerla, per scoprire che ci sono poeti di livello internazionale come Roberto Roversi, il decano dei poeti italiani, amico intimo di Pasolini; Gianni D'Elia, amato da Luzi e Fortini; Alberto Bellocchio, fratello del regista Marco e finissimo poeta; Franco Buffoni, illustre comparatista che le migliori tradizioni ci invidiano; Stefano Sanchini, brillante filosofo emigrato in Francia, etc.
Un po' come se - si parva licet - della Divina commedia si scegliessero i cinque o sei versi meno riusciti per dire: "Ma guardate che schifezza, quel Dante non sapeva tenere la penna in mano". Be', troppo facile. Inutile dire che un atteggiamento del genere fa torto all'intelligenza degli estensori degli articoli.
Loro, ovviamente, non lo ammetteranno mai, ma forse c'è qualcosa che li infastidisce nel profondo. Perchè, evidentemente, c'è qualcosa nel cuore e nella testa degli italiani che non si riesce ancora a controllare e orientare come si vorrebbe.
Forse questo e-book, nato in modo così artigianale e naturale, è l'inizio di qualcosa di nuovo e importante. Che è poi qualcosa di antico e vitale: vivere, emozionarsi, sentire, pensare.
Flavio Santi (Gli altri, 29 novembre 2009)