mercoledì 2 dicembre 2009

Ecco perchè torna la poesia, caro Corriere

CALPESTARE L’OBLIO (2) LA VENDETTA


Stralciamo tre versi efficaci da Angelo Ferrante, poeta che vive a Perugia, classe 1938 (il suo ultimo e forte libro è del 2007, Dentro la vita, Moretti&Vitali):

VIVIAMO NEL SILENZIO, NEL RITRARSI

ALLA VEGLIA E AL SONNO, PER LA TENSIONE

A NUOVI PIÙ OSTINATI MOVIMENTI.

Visto che loro per anni hanno calpestato la nostra memoria, ecco lo scatto di Roberto Roversi: CALPESTARE L'OBLIO, che naturalmente è il loro. Noi siamo la sinistra, come il cuore del corpo italiano; loro sono la destra, il mal di fegato della nazione.

E grazie a L'Unità, che ha rotto il silenzio, pubblicando il nostro appello e le nostre poesie.

Come voleva Pasolini, non ci sarà più in noi neppure un'ombra di azione non intellettuale; questo significa che ci sarà solo la luce di un'azione intellettuale, perché per troppo tempo la sinistra, soprattutto la nuova, ha agito fisicamente e male, pensando poco. Dobbiamo recuperare tutto il vuoto di pensiero di un paio di generazioni, che della violenza fisica di auto-difesa e di offesa, fino alla violenza armata più atroce e idiota, hanno fatto il loro sconfitto vangelo, che ci ha portato fin qui.

Ecco perché torna la poesia, caro Corriere dei grandi omologanti, care e odiose gazzette sorprese e stizzite dai versi antifascisti di padri e figli e fratelli uniti. Torna perché torna il sentire (e il pensare) inerme, ma intransigente; e torna persino la violenza delle idee, che Rimbaud amava in Baudelaire. Torna l'unità civile dell'arte incivile, perché tenuta da sempre fuori dalla città.

Noi non siamo né soldati, né assoldati (e tantomeno da un partito), come gracchia qualcuno di destra, da Radio24. E non ci piace neanche come qualcun altro di sinistra, da La7, tiene stretto il microfono, per non darlo al ragazzo invitato per non poter parlare un poco disteso del NoB-day, e cioè della protesta di piazza contro Berlusconi del 5 dicembre 2009. Voi fate una radio e una tv troppo vostre, come i giornali del resto, perché siete uomini di prosa al quadrato e al cubo. Sono decenni che non invitate un poeta giovane o almeno non ottuagenario: Che tempo che fa, non può dirlo solo il cantautore convocato tre volte in un anno.

Quando inizierà un nuovo '68 dei media?

Attenti, che il vento sta girando, già in rete, la poesia si prenderà la parola e svelerà la noia immane della vostra prosa.

Calpestare l'oblio della poesia, è ora.

È ora che uniti in mille facciamo almeno un mezzo Pasolini, un intellettuale collettivo che vi dia del filo da torcere, che vi proponga l'ascolto dei sentimenti e dei pensieri italiani più vissuti e profondi; ma stando alla larga noi per primi dagli esilaranti siparietti autoreferenziali di tanti maestrini clericali o laicisti senza talento delle rivistine poetiche professorali che vivacchiano senza battere un colpo ormai da decenni.

È ora di risvegliarsi alla realtà.

Utopia!



Gianni D'Elia

Davide Nota

3 commenti:

  1. ma la baionetta-poesia quali fegati metaforici potrà sventrare?

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  2. forse il fatto è che la poesia non è una baionetta, ma l'espressione di un'esigenza. e forse dà fastidio proprio il fatto che questa esigenza sia così sentita.

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  3. è sentita dai poeti. stiamo attenti a credere che il potere sia interessato ad essa. la destra e la sinistra che comanda non hanno mai amato la poesia, se non quella di regime. e lo sappiamo bene tutti.

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