Segnalo, avec jolie...
G. P.
di Pier Mario Fasanotti e Roberta Scorranese
Il Saggiatore, 2004, euro 18
“L’unica differenza tra me e un pazzo, è che io non sono pazzo.”
Salvador Dalí
Deliri psichedelici di oniriche follie, echi di memorie reali e costruite dall’eccentricità del genio.
Dal saggio biografico di Fasanotti e Scorranese si evincono le innumerevoli passioni di Dalí: pittura, teatro, moda, cinema. In tutte le espressioni artistiche diluiva i suoi sogni, i suoi picchi di follia. Un happening giornaliero scandiva le ore del suo molle orologio.
Creatore del metodo “paranoico-critico”, interpretazione daliniana del surrealismo, attraverso cui il pittore trasferisce su tela il proprio inconscio nel suo momento di delirio paranoico, Dalí cercò sempre di "dilatare lo sguardo col potere dell’immaginazione per vedere meglio la realtà e oltre la realtà".
"Il sogno restava il grande vocabolario del surrealismo e il delirio il più splendido strumento d’espressione poetica (...) quando si è surrealisti, bisogna essere coerenti: ogni tabù è proibito."
Non si può certo parlare di tabù quando si ricordano le eccentriche feste che organizzava, sempre circondato dalla sua “corte”, illustri intellettuali internazionali, con cui s’intratteneva con numeri shockanti, d’effetto e vouyeristici.
La sua vita, scandita tra eccessi e stranezze, fu attraversata da grandi personaggi del calibro di Picasso, che definiva suo mentore ma non ne condivideva l’arte e nemmeno l’orientamento politico, Garcia Lorca, grande amico e forse amante, Buñuel, con cui condivise alcuni esperimenti cinematografici, e tanti altri.
In tutti i suoi esperimenti che toccarono la pittura, il cinema, i balletti, la moda e l’invenzione di strani oggetti, era sempre riconoscibile la sua ossessione per i sogni, per l’inconscio. Lì, diluiva i suoi colori e dentro si sé intingeva il pennello creativo, credendo che "solo attraverso il sogno é possibile vedere il mondo".
Un libro labirintico, un viaggio nella vita di un artista che ha fatto parlare di sé per oltre venti anni. La penna di Fasanotti e Scorranese scivola sinuosa e chiara tra le pagine, testi intrisi di citazioni, fili di Arianna tratti dal diario del genio ed incorniciati da un chiaro quadro storico di riferimento.
Lo si definiva pazzo, lo si definiva genio, ma nei suoi momenti di lucidità/debolezza sosteneva che: "La pubblicità è essenziale al mio personaggio: al mondo ci sono troppi pittori, e anche bravi (...) Di conseguenza io sono uno studioso delle leggi della pubblicità, la quale è direttamente proporzionale al successo. Sentir dire che io sono pazzo è per me causa di infinta delizia". Una maschera allora? Un personaggio fittizio? Un burattino alla mercé della moglie “cacciatrice di assegni”? O potrebbe essere stato solo un semplice uomo avvolto dal mantello della solitudine e dell’inadeguatezza intellettuale, un genio incompreso, che cercava di sopperire a tale disagio attraverso la sua eccentricità artistica?
Un enigma che resterà irrisolto, proprio come Dalí avrebbe voluto.
Liliana Navarra
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