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martedì 27 settembre 2011

WALTER MATERASSI - APOTEOSI FINALE E RISTABILIMENTO DELL'EQUILIBRIO - SPAZIO NOVADEA/LIBRERIA PROSPERI, ASCOLI PICENO


Titolo: Apoteosi finale e ristabilimento dell’equilibrio

Artista: Walter Materassi
Curatore: Valentina Falcioni
Luogo: Libreria Prosperi-Spazio Eventi NovaDea
Largo Crivelli 8, 63100 Ascoli Piceno.
Periodo: dal 4 al 15 ottobre 2011
Inaugurazione: martedì 4 ottobre 2011, ore 17:00
Orario: 9:00/13:00 - 16:00/20:00 (domenica chiuso)
Per info: 0736.259888 - 329.1979667 - libreriaprosperi@hotmail.it


“L’opera che perdura è sempre capace di un’infinita e plastica ambiguità;
è tutto per tutti […]; è uno specchio che svela tratti del lettore ed è insieme una
mappa del mondo.”

L’aforisma dello scrittore argentino Jorge Luis Borges introduce il tema
della mostra che l’artista bolognese Walter Materassi (Bologna, 1974) è
intenzionato a portare fra le più affascinanti città d’Italia.
“Vagando per strada, scopro delle vedute del tutto inconsuete, o almeno io
non le avevo mai prese in considerazione. Riflessi negli specchi stradali ai margini
delle vie, nei luoghi più pericolosi, agli incroci, negli svincoli, trovo paesaggi
mutevoli, deformi, ma anche molto, molto intriganti”. Munito di uno specchio
parabolico Walter si inoltra fra le arterie delle città per indagare e scoprire i mille
volti strabilianti di un centro urbano che bisbiglia la sua storia con ironia e
accattivante stravaganza. Osservando quelli che Materassi chiama Mirror
Miracles è impossibile non ricordare il sottile fascino che coglie ogni lettore
mentre legge le pagine di Attraverso lo specchio e quel che Alice vi trovò di Lewis
Carroll. Mediante quell’attenta minuzia per il dettaglio che le ha sempre
contraddistinte, le mani dell’artista bolognese si muovono sulla tela per dare voce
a quelle piazze che nei secoli sono state fulcro della cultura popolare, simboli
indiscussi della tradizione che muta col tempo e custodi di quei beni volatili che
purtroppo sono facilmente obliabili se non fissati su memorie durevoli. L’obiettivo
di Materassi è proprio quello di assicurare attimi e momenti di alcune fra le più
incantevoli città italiane attraverso gli occhi mutevoli degli uomini.
Da qualche tempo, oltre alle tele, Walter utilizza dei supporti innovativi
con l’intento di realizzare un’installazione grafica e scartare l’idea che essa debba
essere per forza incorniciata e appesa alla parete. “Decido di arrotolare le stampe
su se stesse e il foglio rettangolare diventa un cilindro. Sul fronte scopro che il
disegno tondo in bianco e nero acquista maggior senso di deformazione e acquista
una sensazione di convessità decisiva. Ho la visione chiara che l’opera grafica così
modificata abbia una sua bellezza, un suo senso che si concretizza e si stabilizza
nei paralumi che definisco Mirror Lamp. Le sensazioni che esse producono sono lo
spaesamento dello spettatore, perché tutto invertito, deformato”.
“Dedicare una lampada a ogni piazza d’Italia sarebbe per me un dono” ha
spiegato Materassi che per la mostra d’esordio ha pensato ad Ascoli Piceno.
L’evento avrà una struttura simile a quella di un libro di fiabe. Sarà diviso in tre
macrocapitoli che dovranno essere letti, ascoltati e guardati interamente per
decodificare il labirinto emotivo dell’artista e comprendere il suo messaggio più
intimo. La Copertina e l’esordio attraverso cui si cercherà di dare visibilità
all’evento centrale e diffondere i primi strumenti per leggere la produzione
artistica di Walter Materassi avrà luogo presso la sala espositiva dell’Associazione
Culturale MaMa che da anni promuove eventi nel campo della Musica, dell’Arte,
della Moda e della Letteratura a partire da domenica 18 settembre 2011 alle ore
17:00; la Narrazione e le peripezie dell’eroe prenderanno vita a Palazzo dei Capitani
che da mercoledì 21 settembre 2011 alle ore 17:00 si trasformerà per divenire cofanetto di
una mostra che ha lo scopo ambizioso di vivificare la storia e il suo splendido
scenario attraverso un linguaggio sottile, enigmatico, teso a sfidare “i tardi
labirinti della mente”; si potrà assistere all’Apoteosi finale e al ristabilimento
dell’equilibrio da martedì 4 ottobre 2011 alle ore 17:00 presso la Libreria Prosperi &
Spazio Eventi NovaDea, dove fra i bui specchi dell’anima si accenderà una consapevolezza
già insita nell’uomo contemporaneo.

Esposizioni:

Copertina ed esordio

Associazione Culturale MAMA, Atelier Manni,
Viale Benedetto Croce 87, Ascoli Piceno,
Dal 18 settembre al 15 ottobre 2011
Inaugurazione: domenica 18 settembre 2011, ore 17:00
Orario: 9:00/13:00 - 16:00/20:00 (domenica chiuso)
Per info: 0736.43426

Narrazione e peripezie dell’eroe

Palazzo dei Capitani, Piazza del Popolo, Ascoli Piceno.
Dal 21 settembre al 3 ottobre 2011
Inaugurazione: mercoledì 21 settembre 2011, ore 17:00
Orario: 9:00/19:30
Per info: vfalcioni@yahoo.it - info@waltermaterassi.it

Apoteosi finale e ristabilimento dell’equilibrio

Libreria Prosperi & Spazio Eventi NovaDea,
Largo Crivelli 8, Ascoli Piceno.
Dal 4 al 15 ottobre 2011
Inaugurazione: martedì 4 ottobre 2011, ore 17:00
Orario: 9:00/13:00 - 16:00/20:00 (domenica chiuso)
Per info: 0736.259888 - 329.1979667 - libreriaprosperi@hotmail.it

lunedì 19 gennaio 2009

PHILIPPE DUBOIS - L'ATTO FOTOGRAFICO

Il blog come luogo estemporaneo. Voce espressa nel vuoto dell’incontro casuale.
Premessa breve e forse superflua ma legata alle modalità con le quali utilizzerò questo spazio. Senza scadenze mi riprometto, infatti, di proporre testi letti, suggeriti e subiti intorno alle tematiche dell’arte, evidenziandone i nuclei principali, evitando la recensione o l’articolo d’approfondimento. Il blog come vetrina per libri utili alla riflessione su problematiche e aspetti della comunicazione artistica.
Ad aprire questo spazio è “L’atto fotografico”, di Philippe Dubois, un testo che partendo dalle basi teoriche gettate da Roland Barthes in “La camera chiara”, amplia il discorso sul mezzo fotografico anche alla pittura, non per ricercare la superiorità di una sull’altra, questione sterile e inattuale, quanto impostando un ragionamento dialettico capace di individuare le specificità proprie di questi due mezzi artistici.
Ricollegandosi al concetto barthesiano di fotografia come memento mori, Dubois paragona l’atto fotografico allo sguardo pietrificante di Medusa: "Si abbandona il tempo cronico, reale, evolutivo, il tempo che passa come un fiume, il nostro tempo di esseri umani inscritti nella durata, per entrare in una nuova temporalità, separata e simbolica, quella della foto: temporalità che, anch’essa, dura ed è tanto infinita (in principio) quanto la prima, ma infinita nell’immobilità totale, fissata nell’interminabile durata delle statue. […] La foto letteralmente ghiaccia di terrore. Vi si ritrova, ancora una volta, la famosa figura di Medusa" [1]. Una paralisi del soggetto che si pone allo sguardo dell’osservatore come immagine fossilizzata, palesandosi costantemente nella propria assenza.
Lo spazio della fotografia appare colmo e immobile, rispetto allo spazio aperto e mutevole del dipinto, definibile soltanto a lavoro ultimato; la foto è sempre traccia dell’oggetto che raffigura, ne porta addosso i segni, le impressioni stratificate sulla pellicola, ed è perciò delimitata a quella porzione di mondo che l’obiettivo riesce ad inquadrare, è un occhio fisso, per quanto veloce possa essere: "Il principio della “genesi automatica” che fonde lo “statuto” della fotografia come impronta, secondo il quale il “reale” lascia un’impronta sulla piastra sensibile, questo principio deve essere chiaramente delimitato e posto al suo giusto livello, vale a dire come un semplice momento…" [2].
La pittura, al contrario, è retta da un principio di "variazione "discontinua"" [3], grazie alla sua caratteristica di auto-ridefinirsi durante la propria genesi, nel suo farsi, spostandosi dal dato oggettivo della foto, a quello delle possibilità. Se la foto sospende nell’immobilità il tempo reale, la pittura "capta il tempo a ciascun colpo di pennello e il quadro, teoricamente, non è mai finito, terminato, immobilizzato in uno stato determinato. Interminabile lavoro della pittura. Immobilismo istantaneo e tagliente della fotografia" [4].
Portando un ragionamento tale dalla teoria alla pratica artistica, si compie inevitabilmente una scelta forte, cosciente delle specificità del mezzo fotografico rispetto a quelle della pittura; Dubois troverà così negli scatti di Diane Arbus, nella loro immobilità artefatta, ricercata e voluta, l’anima stessa della fotografia: "è attraverso l’artefatto, assunto come tale, della posa che i soggetti esplicitano la loro realtà intrinseca, "più vera della natura"" [5]. Una scelta che si contrappone alla poetica dello scatto rubato tipica di Henri Cartier-Bresson: "Contro l’immagine rubata, Arbus contrappone l’immagine preparata, costruita. Contro la spontaneità, la posa. Contro il caso, la volontà e la scelta. E’ attraverso l’immagine plastica, che essi vogliono dare di essi stessi e che l’artista li porta a produrre, che si rivela la “verità”, l’”autenticità” dei personaggi d’Arbus. Ecco lo spostamento: l’interiorizzazione del realismo mediante la trascendenza del codice stesso" [6]. Nella fissità esasperata, il mezzo fotografico oltre ad esporre un soggetto, espone se stesso, la propria intima natura, e l’osservatore non potrà far altro che pietrificarsi a sua volta, davanti a tale evidenza.

Daniele De Angelis


Philippe Dubois, L’atto fotografico, ed. it. Quattroventi, Urbino 1996

[1] pp.156-157
[2] p.87
[3] p.102
[4] p.156
[5] p.46
[6] ibid.