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mercoledì 1 giugno 2016

LE PORTE DEL VILLAGGIO

In uno scritto del 2012 dedicato all’esperienza del gruppo di poesia e realtà “La Gru” scrissi a proposito di Stefano Sanchini: «Ancor più decisamente ostile all’idea di una poesia come linguaggio riservato a una ristretta comunità di interesse specialistico è l’esperienza virulenta di Stefano Sanchini, autore la cui personalità poetica esonda con frequente violenza nel tentativo di invadere il territorio circostante.
Distinguere la scrittura di Sanchini dal suo timbro vocale o dalla sua presenza biografica nel mondo è impossibile per chiunque abbia avuto occasione di conoscerlo e ascoltarlo.
Il poeta laureato in filosofia e autista di autobus a Pesaro, dove vive in una sorta di comune rurale di sua proprietà assieme ad alcuni amici, è già negli anni divenuta una piccola leggenda territoriale a causa di questa sua sorta di incosciente e francescana, ebbra, invadenza con cui improvvisa recitativi di poesia e lezioni di estetica alle ore più improprie del giorno o della notte e nei confronti dei più improbabili auditori occasionali.
La poesia è per Sanchini un atto di amore e di guerra, sanguigno e indomabile, è il suo sangue alla testa, e in tale dimensione tragica (ed eroica, anche) egli ha piantato l’albero verdeggiante della propria esistenza.
La sua avventura di parola (e il suo destino, forse, lavorativo e esistenziale) ha inizio con un viaggio, e non è un caso che il suo primo libro di poesia, un bellissimo canzoniere lirico pubblicato per Fara nel 2008, abbia per titolo Interrail come il nome della tariffa che Trenitalia ha predisposto negli anni Novanta e Duemila per percorsi a basso costo verso le principali località europee.
Il viaggio in Europa che Sanchini ci tramanda è l’occasione di un incontro, corpo a corpo, con la terra di una vasta tradizione culturale (si pensi solo alla lirica dedicata a Francoforte, sede della nota Scuola filosofica neoumanista e marxiana) incisa e corrosa dai segni plumbei di una storia presente che scandisce immagini di guerra per via radiotelevisiva e consumismo dilagante per strade e piazze animate da popolazioni massificate e frantumate in solitudini separate e incomunicabili, impermeabili all’incontro.
La delusione di tale viaggio originario, che narrativamente si rivela nel rifiuto emblematico del poeta nei confronti dell’ipocrisia del gruppo a cui s’accompagna (“ma l’amicizia non è salutarsi”), è la presa d’atto di un arido vero globale e la rinuncia, quindi, a trovare in un “altrove” proiettato esternamente al proprio habitat residenziale una forma ideale di patria disattesa. Inizia per Sanchini, che nel frattempo ha trovato lavoro a Pesaro, la costruzione filosofica e rituale, religiosa, della propria “casa”, sopra le zolle imbevute di vino e di canto della campagna marchigiana.
Qui egli scrive forse il capitolo più importante della sua presente bibliografia, un monologo in versi dal titolo Via del Carnocchio, distribuito nel 2009 in fotocopie rilegate in occasione delle ripetute esecuzioni orali svolte per locali e case private e infine pubblicato nel 2010 per le edizioni Thauma dell’amico Serse Cardellini. La via del Carnocchio è l’antico nome della strada campestre in cui il poeta abita, tra Pesaro e Fano, trasfigurata nel poemetto in crocevia archetipico e pagano ove si incontrano, a tarda notte, le dee Inerzia, Bellezza, Fede e Morte, in dialogo con il Poeta sulla vita dell’uomo, la storia presente e il mistero dell’ignoto e dell’oltre-vita.
Una religiosità non astratta ma incarnata anche moralisticamente nella carne storica dell’autore che giudica e commenta il presente, bestemmiandolo o adorandolo come un amante ai piedi della propria amata, in lacrime. Ciò comporta, formalmente, la scelta stilistica del poema orale, vale cioè a dire di un drama finalizzato all’esecuzione, e il conseguente abbassamento del controllo metrico per una prosodia fondata sull’accentazione, sulla rigogliosa trama di assonanze interne e sulle soluzioni più irregolari di necessità oratoria (le pause, i silenzi, le variazioni di velocità).
È raro, io credo, partecipare a un reading di poesia al giorno d’oggi, in Italia, in cui dal pubblico si sollevino voci concordi o discordi con l’autore, che interrompe la lettura per tuffarsi in qualche animata discussione politica o di carattere biografico ed esistenziale per poi riprendere l’ordito poetico lì dove era stato interrotto: come se questa continua ingerenza della poesia nella realtà e della realtà nella rappresentazione scenica sia la vera e grande soluzione estetica che egli, oggi, ci propone e dona.».

Ci separano da queste parole quattro anni. Nel frattempo il poema della Via del Carnocchio si è sviluppato in trittico, componendosi di un capitolo centrale lirico, La casa del filo di paglia (Sigismundus, 2013; con una premessa di Gianni DʼElia), e di questo momento finale, Il villaggio, che lo conclude e illumina coralmente. Dalla terra alla casa, dunque; e dalla casa al villaggio. Da una solitudine pagana come conditio prima al sodalizio fraterno di un focolare; e ora al progetto, cui lʼautore ha votato i suoi ultimi anni, di una eco-comunità da istituire tra le stelle e le pietre della campagna marchigiana.
La poesia per Stefano Sanchini è un respiro esistenziale, un diario di bordo dellʼesperienza reale che si svolge cantando. Per questo non elementi di ricerca letteraria sono i suoi versi ma brandelli di esistenza meditabonda e febbrile. I resti di qualcosa, che non si pensano la cosa. Nietzsche parlava di “pensieri che camminano” contro i falsi pensieri del linguaggio. Se la scrittura è il velo, lʼoggetto è sotto. Ed è lʼoggetto nascosto che si rivela, non il velo che lo nasconde e protegge. Potremmo dirla infine così, forse, continuando la mai interrotta corrispondenza di pensiero poetico che ancora oggi lega fatalmente i poeti de “La Gru”: Non ci interessa nessuna estetica che non sia lʼeco di unʼavventura.
Il villaggio di Stefano Sanchini è dunque un canto che nasce da una porzione inedita di realtà esperita. Da questa posizione privilegiata, la terra in cui si compie un rito di passaggio, ardendo lʼepoca defunta nei falò notturni ai bordi del fiume e sotterrando un piccolo seme mistico per la società olistica di domani, il poeta non canta solamente ciò che accade, sebbene il libro sia intarsiato di parole e frasi realmente pronunciate dagli abitanti dellʼeco-villaggio. La poesia, a differenza della retorica, non si serve di parole ma serve le parole. Dunque la notte plana come un gufo indiano alla ricerca di visioni. E come sempre accade, dunque, la scenografia di un libro di vera poesia si compone di dati reali e di visioni fantastiche o misteriose, improvvisamente riemerse da chissà quale ignoto abisso psichico, in cui lo stesso io poetico, lʼautore, si sdoppia divenendo al contempo “guida” e “guidato” di un viaggio alla scoperta di un paesaggio armonico non solo esterno quanto, piuttosto, mistico e interiore.
Come nel viaggio nei quattro mondi alchemici dellʼEndimione di John Keats Stefano Sanchini si conferma come una delle ultime voci orfiche di cui il nostro ferito, addormentato, traumatizzato paese boschivo di fiumi e neve possa ancora dissetarsi. Perché un paese, la sua terra di pietre, ha lunga pazienza. Come la terra dei Navajo, onirica ed estesa, che ancora attende con la pazienza dei millenni il ritorno delle tribù native e delle loro canzoni. Così il nostro bosco italiano, abitato da tanta umanità rappresa e infelice in una nevrosi che fu borghese ed industriale ed oggi non è più neppure ciò che un tempo fu, ma solo il rantolo cieco di una vita impazzita sotto il crollo delle sue forme sociali precedenti. I vasti boschi attendono il ritorno dei poeti e dei mistici, dopo lʼepoca volgare dei letterati e dei cardinali.
Di tanto in tanto dunque, un monaco eretico e visionario, della famiglia dei Roberto Roversi o dei Jim Morrison, porta un poco di sollievo a questo cielo stellato come un lupo che ulula solitario sul monte e in quellʼululato egli dice al mondo che la vita è ancora in vita e che qualcuno sta ancora aspettando e che i grandi spiriti del Sud faranno ritorno.
Il viaggio è pieno di luce. Il primo verso già lo illumina: “fuoco”, “luce”. E tutto è quadro. E tutto è sogno. Un sogno più reale dellʼirreale realtà quotidiana. Un sogno in cui il lettore è già trasceso, deposte le maschere dei ruoli storici, in esistenza. Non più individuo socializzato ma corpo in vita. Egli riprende così il cammino, la “rotta”. Assieme a lui è il poeta, ma il poeta non è lʼautore Stefano Sanchini, poiché lʼautore è colui che sogna la voce e la trascrive. Vale cioè a dire che anche la voce poetica è una voce trascesa: “Non è vaga lʼipotesi / che lʼanima torni nei luoghi / in cui fu secoli prima / nella stessa sostanza e principio / ma nella forma che il tempo trasforma”. Questa voce sa più di quanto lʼautore conosca. Se ricongiungersi, nella sapienza degli antichi greci, era infatti lʼatto del “ricordare”, la voce di questo poema “ricorda”. E siamo noi, lettore ed autore assieme, a bere dalla fontana di Mnemosine prima di iniziarci a una comune avventura in cui chi guida è anche colui che segue, voce che rivela e primo ascolto di sé stessa, fratelli a seguire i passi di una rivelazione altra. Eccoci dunque qui. Perché “Il nostro sentire ci ha fatto incontrare”, di fronte alle porte del villaggio.

Davide Nota

da Stefano Sanchini, Il villaggio (Sigismundus, 2016)


mercoledì 26 febbraio 2014

MARIO RICHTER SU "IL NON POTERE (2002-2013)" DI DAVIDE NOTA

Il non potere di Davide Nota

Se dicessi che questo libro, Il non potere (2002-2013), è bello, non credo che con tale epiteto ne darei poi una valutazione sufficiente, e meno ancora esauriente. Sono infatti certo di trovarmi di fronte a un libro importante, necessario. Si attua nelle sue pagine una bellezza per così dire trascesa, che si risolve in altri inediti valori, probabilmente quelli che un tempo si attribuivano al sublime.
Avverto in ogni testo una forza aspra, risentita, dura, ma non priva di una segreta e quasi serena imperturbabilità o determinazione (o magari anche speranza). Penso proprio che una lettura attenta e disposta a seguire con fiducia ci conduca in zone inesplorate o, per restare ai francesi, in regioni già intraviste e in parte viste, sulla traccia di Baudelaire, almeno da Rimbaud e Lautréamont.
Naturalmente non cʼè nulla di imitativo, perché in tal caso sarebbe una catastrofe. Il percorso è diverso: nuovo, personale, moderno, nostro (per quanto ne so io). Spesso, leggendo, mi si è affacciato il ricordo del “drapeau noir” (segno insieme di disfatta e di lotta a oltranza) issato dallʼ“Angoisse”, provocata dallʼ“Espoir vaincu”, alla fine del magnifico quarto Spleen di Baudelaire.
Questi testi di inizio secolo non hanno mai il carattere della rassegnazione e lasciano scarso spazio al ripiegamento elegiaco (ciò è affermato dallo stesso tipo di scrittura). Disperati, sì, ma non rassegnati. Sto pensando soprattutto a “La carne”, alla suite de “Il fiore del fascismo universale” (specie III e IV), a “La rivolta”, a “Preghiera” e naturalmente al grande componimento conclusivo, “Il tarassaco” (che è tra lʼaltro la mia pianta prediletta: antica, umile e forte).
Ma sarebbe lʼintero libro da ricordare... Onesto, doloroso ed esaltante itinerario verso ciò che è vero e giusto.

Mario Richter


Mario Richter (1935), francesista, studioso di poesia moderna, professore già ordinario di Lingua e letteratura francese allʼUniversità di Padova. Ha curato le Opere complete di Rimbaud (Einaudi 1992). Tra i suoi libri: Apollinaire (il Mulino 1990); Viaggio nell'ignoto. Rimbaud e la ricerca del nuovo (Carocci 1993); Baudelaire, «Les Fleurs du Mal». Lecture intégrale (Slatkine 2001).

Davide Nota, Il non potere (2002-2013), Sigismundus Editrice, 2014

lunedì 20 gennaio 2014

IL NON POTERE - DAVIDE NOTA, èquilibri / Spazio NovaDea, Ascoli Piceno



Sabato 25 gennaio alle 18,00 lo Spazio NovaDea interno a èquilibri (Libreria Prosperi + Ascoli Equosolidale) ospiterà la presentazione del libro IL NON POTERE di Davide Nota, pubblicato dalla casa editrice Sigismundus di Ascoli Piceno.
Il volume raccoglie undici anni di lavoro poetico dell'autore, riunendo, riviste e corrette, tutte le sue precedenti pubblicazioni: Battesimo (2002-2004), Il non potere (2005-2007), La rimozione (2008-2011), I rovi (2011-2013) e Il tarassaco (2011-2013). Le copie in vendita, in limitata disponibilità, sono numerate e autografate.

La presentazione, alla quale parteciperà lo stesso poeta, sarà a cura del prof. Antonio D'Isidoro.

Ciò che resta della muta è la pellaccia tra i rovi. La poesia come scoria espulsa dalla polis mutante. Sotto il sole feroce del tardo capitalismo globale tradizione e pietà attendono entrambe di decomporsi. […] Non sono un poeta civile perché non ho avuto nessuna civiltà di riferimento. Non sono un poeta realista perché l’unica realtà che conosco è la solitudine. Sono il tentativo mancato di resistere al disumano (Per una poesia del margine, di D.N.)

Ma adesso pure noi si sa che si è
qualcosa, tra le cose: un accumulo
di prole in disavanzo,
che solo la bufera ci promette
sul tavolino bianco questa rosa.


Davide Nota è nato nel 1981 a Cassano d’Adda, in provincia di Milano, da padre lucano e madre marchigiana. Da sempre residente ad Ascoli Piceno ha studiato a Perugia, dove si è laureato nel 2007 in Lettere moderne. Dal 2008 vive tra le Marche e Roma. Ha svolto diversi lavori tra cui operaio in fabbrica, commesso librario, proiezionista per cinema, banconista alimentare e editore. Ha fatto parte del movimento “Calpestare l’oblio” (2008-2010) e della rivista di poesia e realtà “La Gru” (2005-2012). Dal 2013 cura il blog di poesia “Fonti coperte” sul sito de “L’Unità”. Il non potere (2002-2013) è il suo primo libro organico di poesia e raccoglie tutte le precedenti pubblicazioni.


Titolo: Il non potere
Autore: Davide Nota
Relatore: Prof. Antonio D'Isidoro
Luogo: Spazio NovaDea/èquilibri (Libreria Prosperi + AscoliEquoSolidale)
Largo Crivelli, 8 – Ascoli Piceno
Orario: 18,00
Coordinamento e comunicazione: Spazio NovaDea
Info: 0736 259888 - libreriaprosperi@hotmail.it

martedì 26 novembre 2013

LUNGA UN ANNO - FRANCESCO ACCATTOLI + CONCERTO ACUSTICO - GUIDO IANNI E LUCA GASPARI, èquilibri / Spazio NovaDea, Ascoli Piceno



Titolo: LUNGA UN ANNO
Poeta: Francesco Accattoli
Moderatore: Alessio Alessandrini
Musicisti: Guido Ianni, Luca Gaspari
Luogo: èquilibri – Spazio NovaDea
Largo Crivelli, 8 – 63100 Ascoli Piceno
Coordinamento e comunicazione: Spazio NovaDea
Inaugurazione: venerdì 29 novembre ore 18.00
Info: 0736.259888

libreriaprosperi@hotmail.it

Doppio evento di poesia e musica venerdì 29 novembre 2013 alle ore 18.00 ad Ascoli Piceno presso èquilibri (AscoliEquoSolidale + Libreria Prosperi).
Si inizia con la presentazione-reading del libro LUNGA UN ANNO (Sigismundus, 2013) del poeta Francesco Accattoli, un libro d'arte in edizione limitata e numerata a mano dall’autore per cento copie su carta cotonata, con sei opere pittoriche dell'artista Linda Carrara. Introduce e dialoga con l'autore il poeta e docente ascolano Alessio Alessandrini.
A seguire il concerto acustico dei musicisti Guido Ianni e Luca Gaspari (Libra).

Lunga un anno è un libro preciso, compatto; un libro dove la composizione dei diciannove testi intende mostrare il senso di un’esperienza che segna un limite nel cammino della vita: la fine di un amore.
Ecco perché questo titolo, sebbene coincida esattamente con la cronologia di scrittura (da gennaio 2012 a dicembre 2012) e la denoti in tutta la sua tecnica referenzialità, allude ad una vastità semantica attraverso la quale l’espressione lunga un anno si sovrappone – come la parte che getti la propria ombra oscurando l’intero – a tutto l’arco di cui è costituita la nostra vita: essa è uno spazio chiuso, singolare e unitario, continua elaborazione di quella perdita fondativa. (dalla prefazione di Tommaso Di Dio)

Durante la serata sarà inoltre visitabile la mostra L'ETERNO VIANDANTE del fotografo Fabrizio De Fabiis. La mostra rimarrà aperta fino al 7 dicembre, dal lunedì al sabato dalle 9 alle 13 e dalle 16,30 alle 20.

Francesco Accattoli nasce ad Ancona nel 1977. Si laurea nel 2003 presso la Facoltà degli studi di Macerata in Lettere Classiche ad indirizzo archeologico. Nel 2002 esce per Stamperia dell’Arancio il suo primo libro di poesie e prose Come acqua che riposa. A nove anni di distanza dal precedente lavoro, nell’aprile del 2011 esce per FaraEditore la sua nuova raccolta di poesie dal titolo La neve nel bicchiere, con una prefazione di Renata Morresi e la copertina curata dalla pittrice Federica Amichetti. Attualmente vive e insegna nella Provincia di Ancona.

martedì 12 novembre 2013

L'ETERNO VIANDANTE - FABRIZIO DE FABIIS - èquilibri / Spazio NovaDea, Ascoli Piceno


Titolo: L'ETERNO VIANDANTE
Artista: Fabrizio De Fabiis
Curatore: Daniele De Angelis
Luogo: èquilibri – Spazio NovaDea
Largo Crivelli, 8 – 63100 Ascoli Piceno
Coordinamento e comunicazione: Spazio NovaDea
Inaugurazione: sabato 16 novembre ore 18.00
Periodo e orari: dal 16 novembre al 7 dicembre
dal lunedì al sabato 9-13 / 16,30-20
Info: 0736.259888




Sabato 16 novembre 2013 alle ore 18.00 ad Ascoli Piceno presso èquilibri, che unisce l'associazione AscoliEquoSolidale e la Libreria Prosperi, verrà inaugurata la personale L'ETERNO VIANDANTE del fotografo Fabrizio De Fabiis, a cura di Daniele De Angelis. L’evento sarà anche occasione per presentare l’omonimo libro da cui sono tratte le foto esposte, che pochi mesi fa l’artista ha pubblicato per Sigismundus Editrice. Alla serata parteciperà l’autore.
La mostra rimarrà visitabile fino al 7 dicembre, dal lunedì al sabato dalle 9 alle 13 e dalle 16,30 alle 20.

Come appunti visivi, intuizioni istantanee, frammenti preziosi di ciò che fugge, le fotografie di Fabrizio De Fabiis si susseguono quali tracce di una narrazione multiforme […] Ne viene fuori un mondo contrastato, acido e quasi psichedelico, alle volte livido e inquietante, sempre, però, pervaso da un intenso lirismo; una costante che rielabora i ricercati disaccordi estetici in immagini unitarie, nelle quali il reale, espressionisticamente illuminato, svela ulteriori possibilità della materia. (dal testo critico di Daniele De Angelis)

Fabrizio De Fabiis nasce il 21 Ottobre 1981 ad Ascoli Piceno. Nel 2004 consegue la laurea triennale in fisica presso l'Università degli studi di Perugia e durante questo ultimo anno compie un viaggio in Spagna dove inizia a fotografare: decisivo sarà l'incontro con le fotografie e il pensiero di Henri Cartier-Bresson. Nel 2006 frequenta il primo anno del corso di fotografia all'Istituto superiore di fotografia di Roma e tornato ad Ascoli svolge lavori saltuari e stagionali continuando a coltivare la sua passione. Sono ormai alcuni anni che Fabrizio effettua diverse mostre collettive e personali quando il 26 Febbraio del 2008 un incidente stradale segna lo spartiacque della sua vita poiché rimane in coma per 18 giorni. Al suo risveglio Fabrizio inizia a scrivere poesie e a farle leggere a familiari ed amici. Segue dunque la pubblicazione, nel 2010, del libro Lo specchio nascosto del fotografo per la Edizioni della Meridiana e nel 2012 Studio d'artista, edito per Sigismundus Editrice nel 2012, che vede maturare al suo interno fotografia e poesia nell'ottica di una sintesi finale che le intenda come parti di un unico percorso. Il suo ultimo libro è L'eterno viandate (Sigismundus Editrice, 2013) .

giovedì 16 maggio 2013

IL PANORAMA VERTICALE - AUGUSTO AMABILI - LIBRERIA PROSPERI/SPAZIO NOVADEA, ASCOLI PICENO



Titolo: Il panorama verticale
Autore: Augusto Amabili
Relatore: Daniele Capriotti
Luogo: Libreria Prosperi-Spazio NovaDea
Largo Crivelli, 8 – 63100 Ascoli Piceno 
Coordinamento e comunicazione: Spazio NovaDea 
Inaugurazione: 25 maggio ore 18.00
Info: 0736.259888 – 329.1979667
libreriaprosperi@hotmail.it


Sabato 25 maggio 2013 alle ore 18.00, presso lo Spazio NovaDea della Libreria Prosperi di Ascoli Piceno, si svolgerà l'incontro con il poeta Augusto Amabili che presenterà, con un intenso e suggestivo reading, la sua ultima raccolta poetica IL PANORAMA VERTICALE, edita da pochi giorni per l'ascolana Sigismundus Editrice di Davide Nota, con una prefazione del poeta Raimondo Iemma. Introdurrà la serata Daniele Capriotti.

Quella di Amabili è soprattutto poesia religiosa, ma ciò non è da intendersi in senso strettamente confessionale. Al contrario, nell'idea di non voler redimere né consolare il mondo, quand'anche questo sia stravolto di rabbia, oppure ridotto a immagine frivola, allucinata […] Ancora, nell'umiltà di non dirsi buoni, accettati, a propria volta assolti. Una religiosità priva della vanità del distacco e dell'ascesa; indifferente alla tentazione di dover consolare. (dalla nota introduttiva di Raimondo Iemma)

L'odierno/ pregnante di disimpegno livella l'orrore/ delle persone che fingiamo di essere/ il coraggio/ lo confonde il depistaggio/ in balia dei capricci/ e dei naufragi teorici/ degli imbecilli/ - nello zoo dello slogan/ le pecore non belano fanno shopping/ e poi zapping./ Resettato a zero e ricostruito/ lo spazio sociale/ comunismo fascismo, e ideologie di consumo/ un universo/ obeso del tanto/ che non ha riempito./ I virus nell'humus votano stress/ e telenovelas. (Augusto Amabili)

Durante la serata sarà inoltre possibile visitare la personale BELLO COME UNA PIETRA IN FACCIA dell'artista An Degrida, in esposizione fino all'8 giugno (lun-ven 9-13 e 16,30-20 sab 9-13).

Augusto Amabili è nato nel 1976 a San Benedetto del Tronto. Da sempre risiede a Spinetoli, nella vallata del Tronto, dove lavora come operaio in una ditta calzaturiera, dipinge e scrive poesia. Suoi testi sono apparsi sulla rivista La Gru, nei blog La poesia e lo spirito e La dimora del tempo sospeso, oltre che all’interno del libro collettivo Calpestare l’oblio (www.lagru.org; Cattedrale, 2010). Nel 2008 ha pubblicato per Fara il suo primo libro di poesia, La convalescenza, con un’introduzione di Davide Nota. Nel 2011 ha dato alle stampe per Sigismundus Editrice La gettata del cielo, con una nota prefatoria di Danni Antonello. Il panorama verticale è la sua terza raccolta.

martedì 2 aprile 2013

BALLATA DEL FIGLIO DI JIMMY di CLAUDIO GILI + SWING THING - LIBRERIA PROSPERI/SPAZIO NOVADEA, ASCOLI PICENO

 
 
Titolo:  BALLATA DEL FIGLIO DI JIMMY
+ SWING THING

Autore: Claudio Gili
Relatore: Davide Nota
Musicisti: Swing Thing
Luogo: Libreria Prosperi-Spazio NovaDea
Largo Crivelli, 8 – 63100 Ascoli Piceno
Coordinamento e comunicazione: Spazio NovaDea
Inaugurazione: 6 aprile ore 18,00
Info: 0736.259888 – 329.1979667
 
libreriaprosperi@hotmail.it

Doppio evento sabato 6 aprile alle ore 18,00 presso lo Spazio NovaDea interno alla Libreria Prosperi di Ascoli Piceno. Sarà presentato il libro BALLATA DEL FIGLIO DI JIMMY, opera prima dello scrittore pesarese Claudio Gili, e a seguire concerto degli ascolani SWING THING, tra rimandi e rivisitazioni in chiave jazz della musica anni '40 e '50.
BALLATA DEL FIGLIO DI JIMMY è un romanzo di formazione, lirico, poetico, corale, vertiginoso nel suo continuo scivolamento di prospettive, nel suo ordito di voci narranti, di memorie e sguardi; l’autore ne parlerà assieme all’editore Davide Nota (Sigismundus Editrice).
 
Chi è Jimmy? Un convento di suore, due fratelli che non sanno di esserlo, una galleria di personaggi eccentrici e pittoreschi: vagabondi dal cuore d’oro, musicisti, affascinanti barwomen e gli arcani abitanti della notte metropolitana.
E una lettera misteriosa, che giunge dal passato e invita al viaggio, alla ricerca di un’origine che scivola sempre più in là, oltre il confine stabilito dell’orizzonte e del reale.
 
“Caro padre, madre cara. Vi scrivo da un luogo che non dirò. Anche il solo pronunciarlo gli donerebbe un'appartenenza. Qui invece, in un posto non più mio che non voglio imparare a conoscere, finalmente ho domato la voce.
Qui i paesi si somigliano tutti, le strade, la fretta statuaria che le percorre. Fuggito per guarire dal ragazzo che ero, comincio a pensare che la fine del viaggio non è altro che voi.” (Ballata del figlio di Jimmy, Sigismundus Editrice)
 
Durante la serata sarà inoltre possibile visitare la personale ASSALTO AL MORO. Il palio di Ascoli del fotografo Ignacio Maria Coccia, in esposizione fino al 27 aprile (lun-sab 9-13 e 16,30-20).
 
Claudio Gili è nato a Pesaro nel 1956 e lì si è fermato. Ha avuto, tra le altre, la fortuna di incontrare splendidi insegnanti di lettere. Delle sfortune preferisce tacere. Agli inizi degli anni '80 ha pubblicato poesie per Roberto Roversi e Gianni D'Elia. Ma questo risale alla notte dei tempi. Dopo anni vissuti a far altro, ha scritto il suo primo romanzo.
 
Swing Thing, formatisi nel 2010, sono Paolo Tassi (fonico e percussioni), Francesco Bagnara (chitarra)  e Marco De Angelis (chitarra). Si muovono con disinvoltura rivisitando e arrangiando in chiave jazz pezzi noti e meno noti della musica degli anni '40 e '50.

lunedì 17 dicembre 2012

ROM (UOMO) CONCERTO DI POESIA E CHITARRA ACUSTICA - LORIS FERRI e ALESSANDRO BUCCIOLETTI - SPAZIO NOVADEA/LIBRERIA PROSPERI, ASCOLI PICENO




Concerto: ROM (uomo)
Voce e testi: Loris Ferri
Chitarra acustica: Alessandro Buccioletti
Luogo: Libreria Prosperi-Spazio NovaDea
Largo Crivelli, 8 – 63100 Ascoli Piceno
Coordinamento e comunicazione: Spazio NovaDea
Giorno e ora: sabato 22 dicembre, ore 18.00
Info: 0736.259888 – 329.1979667


Sabato 22 dicembre alle ore 18.00 presso lo Spazio NovaDea della Libreria Prosperi di Ascoli Piceno concerto in poesia e chitarra acustica del libro ROM (uomo) poema di Loris Ferri edito da Sigismundus Editrice; alla voce l’autore Loris Ferri, alla chitarra Alessandro Buccioletti. ROM (uomo) è la terza pubblicazione, dopo Feudo Italia. Diario di un cervello in fuga di Luigi-Alberto Sanchi e Il filo e il cucchiaino libro d’arte composto a sei mani dal filosofo Alfonso Cariolato, dallo scrittore Giuseppe Signorin e dal fotografo Andrea De Stefani, pubblicato dall’Associazione Culturale La Gru nell’omonima collana gestita all’interno della Sigismundus Editrice. Ingresso libero.

Tredici capitoli come i tredici apostoli di Majakovskij: questo romanzo in versi si disloca temporalmente lungo tutta la vicenda irrisoria dei Radaik; verosimile e barocca, visionaria, agli occhi del lettore si presenta come un’epica laica, una presa di coscienza eretica fondata sulla psicotropia della memoria. Un ciclo chimerico balcanico degno di fede nella sua schiettezza. Tredici capitoli: le illusioni, gli orrori, le sconfitte, gli ideali, i soprusi, gli aneliti mortificati dalla società intera, e dall’indifferenza infernale nei confronti di un giovane uomo: ciò che in lingua romanì si direbbe Rom.( Milan Jodic, dalla nota introduttiva)

Loris Ferri (Fano, 1978) ha pubblicato i libri di poesie borderlinea (Thauma, 2008; con una prefazione di Gianni D’Elia) e Corrispondenze ai margini dell’Occidente (Effigie, 2011; con Stefano Sanchini e una postfazione di Roberto Roversi).Ha fatto parte del progetto “Calpestare l’oblio” (2009-2010) e della redazione della rivista di poesia e realtà “La Gru” (2005-2012).

All’interno del concerto sarà visitabile la mostra REVERSE una parte d’arte / a part of art dell’artista Vittorio Amadio a cura di Massimo Consorti.

martedì 27 marzo 2012

GENERAZIONI - ENRICO PIERGALLINI - SPAZIO NOVADEA/LIBRERIA PROSPERI, ASCOLI PICENO



Titolo: Generazioni
Autore: Enrico Piergallini
Relatore: Daniele De Angelis
Luogo: Libreria Prosperi-Spazio NovaDea
Largo Crivelli, 8 – 63100 Ascoli Piceno

Coordinamento e comunicazione: Spazio NovaDea
Inaugurazione: 31 marzo ore 18.00
Info: 0736.259888329.1979667
libreriaprosperi@hotmail.it


Sabato 31 marzo 2012 alle ore 18.00, presso lo Spazio NovaDea della Libreria Prosperi di Ascoli Piceno, si svolgerà l'incontro con il poeta, Vicesindaco e Assessore alla Cultura del Comune di Grottammare (AP) Enrico Piergallini, il quale dialogherà con Daniele De Angelis del suo nuovo libro Generazioni, uscito lo scorso anno per i tipi della casa editrice ascolana Sigismundus. Ad incorniciare la conversazione saranno le atmosfere meditative dell'esposizione Fragments dell'artista Mona Lisa Tina, inaugurata in collaborazione con Sponge Artecontemporanea il 17 marzo scorso e visitabile fino al 29 aprile.

Questi versi esprimono una visione del mondo assassinato e in decomposizione, conseguenza della malattia distruttrice dell'uomo: vittima egli stesso della propria miserevole onnipotenza, accanitasi nei secoli dei secoli, contro l'inerme bellezza degli esseri viventi e della natura. (dalla nota di Eugenio De Signoribus)

si gravita sul peso dell’orrore/ colato nei budelli della terra/ e dove non esiste il tempo smuore/ il gemito di tutte le galassie// ma le masse dei mondi sbriciolati/ si versano in un punto a mulinelli/ e nel gorgo ribollono le stelle/ a grappoli rinasce l’universo (Enrico Piergallini)

Enrico Piegallini (1975) vive a Grottammare, nelle Marche. Nel libro Generazioni ha raccolto i testi scritti tra il 1999 e il 2011, anticipati in parte nella plaquette Giacimenti (2006), sulle riviste Nuovi Argomenti, Atelier, Nazione Indiana, La Gru e nell'antologia Calpestare l'oblio (2010).

lunedì 23 maggio 2011

IL SOGNO DI UNA RIVOLTA SENZA CANONE - RAIMONDO IEMMA SU "LA RIMOZIONE" DI DAVIDE NOTA


Il sogno di una rivolta senza canone
di Raimondo Iemma


Questo nuovo libro di Davide Nota si iscrive – pur nella sua totale autonomia – in un progetto di scrittura che dura ormai, nonostante la giovane età dell’autore, da diversi anni. Anni nei quali un’opera – con tutti i necessari cambi di passo, aggiornamenti e inclusioni – sta prendendo forma, rivelandosi nel suo valore. La rimozione, nuova testimonianza di questo percorso, segna un’ulteriore crescita.
Sin dalla prima sezione, “La muta”, emerge quello che è al tempo stesso il tema cardine di questa raccolta e la prova che essa si propone di affrontare (e che il lettore ritroverà, in altra forma, anche nei brani successivi): la necessità vitale di un’immersione sentimentale nel mondo; di squarciare, quindi, quel filtro sulla realtà che è lo sguardo umano. Non è dunque un caso se questi primi testi animano un teatro naturale, boschivo, quasi inospitale:

Non molti hanno dei nomi più quei luoghi.
L’odore dei ricordi è una parola.
S’aggruma nella selva ambigua cosa
di muschio e terra madre, neve e cenere.

Ma è appunto nell’ambiguità del rimosso – vorremmo dire nella sua schizofrenia – che si muove il discorso. Nel rifiuto di ogni rappresentazione della realtà – dei luoghi, dei corpi, delle azioni – che non sia dettata dall’esperienza; e nello scontrarsi di questa volontà con la condizione di soggettività (e dell’esser soggetti a un “non potere”) che è propria dell’uomo. L’origine stessa è ferita, fuori da ogni storia, ed è questa ferita ormai invisibile – come il germoglio sepolto dalla neve che compare in una delle poesie – a venire ricercata.
Anche quando Davide Nota affronta una riflessione più propriamente politica, come avviene non solamente ne “Il fiore del fascismo universale”, ma anche nel ciclo successivo, “Viola” – nel quale la “rete” non è soltanto intesa come trappola della virtualità, ma ancora come elemento di alienazione e paralisi – lo spirito è quello della ribellione. Tuttavia, come il lettore potrà notare, al di fuori e addirittura opposto al rituale automatico e impersonale del vocabolario della rivolta. A testimoniarlo, basti ad esempio un passaggio come il seguente

E quella notte apparvero infuocate croci.
Un cimitero di bottiglie incomprensibile ai più.
Paesaggio verde e nero
di infrarossi e fanale.
In fila pisciavamo contro il mare.
“Starò con i miei amici
fino alla fine del mondo.”.

che istintivamente ci riporta ad altre prove dell’autore, caratterizzate dalla stessa forza disgraziata, da quel bisogno di “(…) ridere commuoversi gridare / antisociali e belli parlare / a voce alta, parlare sempre…” (dal precedente lavoro di Nota, Il non potere). Appare chiaro come questo esercizio di vitalità non possa che comportare l’abiura di qualsiasi giudizio morale. Al contrario: alla denuncia dall’esterno si sostituisce la dolorosa ma necessaria presa in carico (che non è solo del poeta, ma anche dell’uomo, del ragazzo) delle ossessioni del presente, delle manipolazioni che il potere opera sulle coscienze, finanche sui corpi. Da cui il discorso – ineludibile – sulla sessualità, presente in maniera esplicita nel capitolo “La gravità”, ma che più generalmente pervade l’intera raccolta.
È “un corpo ricusato dalla storia satura” a cercare l’apertura (e a cercarla, irregolarmente, là dove la trova). Il concetto stesso di “chiusura”, che viene riportato nelle due sezioni finali del libro, non può non legarsi a quello di “origine”.
Non può, in altre parole, non fondarsi su un’operazione di recupero:

Occorre ritrovarsi. Su questo bagnasciuga
reticolato. Dentro queste macchie
di acquerelli e pixel. Nel cielo
sfibrato. Occorre comunque ritrovarsi.

Ma questa nuova sete non sarà una semplice ricerca di libertà a partire da una generica condizione di sottomissione (non è questo il caso; e neppure si tratta della ricerca di una montaliana “maglia rotta nella rete”); piuttosto l’abbandono di ogni artificio, che finalmente permetta un contatto con la realtà non più filtrato dal modo.
Il lettore avrà certamente l’occasione non solo di individuare nuovi spunti interpretativi, ma anche di permettere, se dovrà essere il caso, che questo libro lasci una traccia nella propria vita. Considerando, se lo vorrà, ulteriori aspetti.
Per La rimozione e, più in generale, per il lavoro di scrittura di Davide Nota, risulta difficile applicare una definizione di genere che ne identifichi il percorso entro un canale prestabilito (e, d’altra parte, non ci sarebbe ragione di farlo). La sua rivolta del ridicolo non è semplice provocazione, bensì superamento dei concetti di “buono” e “cattivo” gusto. Per usare un riferimento tangibile, Nota è fratello tanto del Rimbaud di “Sensazione” quanto di quello di “Venere Anadiomene”.
Potremmo allora considerare che questo progetto poetico ricada in ciò che Deleuze e Guattari chiamano “letteratura minore”: intesa, naturalmente, non nella scala di valore artistico, ma nell’intento di “(…) fare della propria lingua un uso minore. Essere nella propria lingua come uno straniero”, evitando dunque di “assolvere una funzione maggiore del linguaggio, offrire i propri servizi come lingua di Stato, lingua ufficiale”. È questo il luogo della sua rivolta. Con il sogno, che questo libro ci consegna, di superare ogni posa, sfuggendo anche alla macchina della parola.


Da Davide Nota, La rimozione (Sigismundus Editrice, 2011)

martedì 19 aprile 2011

LA GETTATA DEL CIELO - AUGUSTO AMABILI - SPAZIO NOVADEA/LIBRERIA PROSPERI, ASCOLI PICENO


Titolo: La gettata del cielo
Autore: Augusto Amabili
Relatore: Davide Nota
Musicista: Persian Pellican
Luogo: Libreria Prosperi-Spazio NovaDea
Largo Crivelli, 8 – 63100 Ascoli Piceno
Coordinamento e comunicazione: Spazio NovaDea
Inaugurazione: 22 aprile ore 18.00
Info: 0736.259888 – 329.1979667
libreriaprosperi@hotmail.it


Venerdi 22 aprile 2011 alle ore 18.00, presso lo Spazio NovaDea della Libreria Prosperi di Ascoli Piceno, si svolgerà l'incontro con il poeta Augusto Amabili, il quale metterà in scena un recitativo dal suo nuovo libro La gettata del cielo (Sigismundus Editrice). Introduce la serata lo scrittore ed editore Davide Nota.

La gettata del cielo, opera segnalata al prestigioso Premio di poesia Sandro Penna di Città della Pieve, introdotta dal poeta e critico d'arte Danni Antonello e già recensito sulle pagine di Alias/Il manifesto, Il corriere adriatico e La voce di Romagna, è un libro mistico e randagio, luminoso e materico, talvolta ruvido, che racconta con forza il magma visionario ed interiore di un giovane abitante della Vallata del Tronto.

Seguirà il reading un concerto acustico del raffinato cantante e chitarrista Persian Pellican (http://www.myspace.com/persianpelican). Durante la serata sarà possibile visitare l'esposizione personale dell'artista Giovanni Gaggia, I need you, inaugurata sabato 2 aprile 2011 e in mostra fino al 3 giugno 2011, ospitata nei medesimi locali dello Spazio NovaDea. Augusto Amabili è nato nel 1976 in provincia di Ascoli Piceno, dove lavora come operaio, dipinge e scrive. Personalità poliedrica ed inclassificabile della migliore scena poetica italiana, "La gettata del cielo" è il suo secondo libro di poesia.